MOVIENERD – LA TRAGICA STORIA DEL KURSK AL CINEMA

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Kursk – Il film si ispira all’indimenticabile vicenda del K-141 Kursk, un sottomarino russo a propulsione nucleare che colò a picco nel Mare di Barents nell’agosto del 2000. Mentre 23 marinai superstiti lottavano per sopravvivere a bordo del mezzo adagiato sul fondo, le loro famiglie combattevano disperatamente contro ostacoli burocratici e impedimenti di
ogni sorta, per avere delle risposte e riuscire a salvarli.

Il 10 agosto 2000, il Kursk – un sottomarino due volte più grande di un jumbo e lungo più di due campi da calcio, “inaffondabile” orgoglio della flotta del nord della Marina russa – salpò per prendere parte ad un’esercitazione navale. Era la prima esercitazione di questo tipo che si teneva da un decennio e le manovre coinvolsero 30 navi e tre sottomarini.
Un paio di giorni dopo, due esplosioni interne, abbastanza potenti da essere registrate dai sismografi dell’Alaska, fecero adagiare il Kursk sul fondo del Mare di Barents. Dei 118 componenti dell’equipaggio, almeno 23 uomini sopravvissero alle esplosioni.
Nei nove giorni seguenti, il mondo intero rimase col fiato sospeso, mentre le operazioni di salvataggio della Marina russa fallivano miseramente e ogni richiesta di aiuto veniva rifiutata dagli stati esteri. Il destino degli uomini a bordo era appeso a un filo.
Il libro del giornalista Robert Moore, Kursk. La storia nascosta di una tragedia, analizza con scrupolosa dovizia di particolari ogni prova forense e ogni straziante istante di vita delle ultime ore di quei marinai ormai condannati a
morte certa.

Affascinato dal potenziale di questa storia, lo sceneggiatore Robert Rodat (candidato all’Oscar per Salvate il soldato Ryan), ha adattato per lo schermo il racconto di Moore, focalizzando la sua analisi sul dramma di quella vicenda umana. Con altrettanta meticolosità, Rodat si è avvalso dell’aiuto del commodoro David Russell, che aveva guidato la missione di recupero del Kursk organizzata dalla Royal Navy britannica e che contribuì successivamente alle ricerche di Moore. Russell, che ha fornito la sua consulenza per Kursk, è un personaggio centrale del film, interpretato dal
premio Oscar inglese Colin Firth (Il discorso del re, La talpa). “Il film è fedele sotto molti aspetti al libro e offre una descrizione molto accurata di ciò che è accaduto, proprio come l’ho vissuto io.”, ha dichiarato David Russell. “Deve esserlo, perché si tratta di fatti storici comunemente accettati. Non è un documentario e dunque si prende alcune libertà, ma rimane essenzialmente fedele allo spirito del libro che a sua volta è assolutamente fedele alla realtà dei fatti. In questo senso, rappresenta una visione molto accurata, anche se artistica, di ciò che è realmente accaduto”.

IL REGISTA

“La tragedia di Kursk è una vicenda che conoscevo solo a grandi linee”, ricorda il regista Thomas Vinterberg. “Ma la cosa che mi è rimasta impressa, riportata dai telegiornali, sono stati i colpi provenienti dallo scafo del sottomarino… questo disperato grido d’aiuto.”
Cofondatore del movimento danese Dogma 95 e regista di film come Festen – Festa in famiglia e Il sospetto, Thomas Vinterberg è sempre stato solito avviare da solo i propri progetti e a firmare di suo pugno le sceneggiature. “In questo caso però ho seguito l’invito dell’attore protagonista, Matthias Schoenaerts, con cui avevo già lavorato in Via dalla pazza folla. Lui mi ha chiesto di leggere il copione e dopo che l’ho fatto, vederlo nel ruolo da protagonista, mi è sembrata la scelta più naturale del mondo

“La sceneggiatura scritta da Robert Rodat era già di per sé fantastica”, continua Vinterberg, “e trattava il tema universale del trascorrere del tempo, che prima o poi tutti noi dobbiamo affrontare. Il film tocca ovviamente temi politici e parla di una bellissima storia d’amore, ma è stato soprattutto un’opportunità fondamentale per parlare del tempo che fugge. C’è un coraggio estremo nel modo in cui queste persone fanno i conti con il bisogno di dovere dare un ultimo addio. Ho trovato questo aspetto incredibilmente straziane e magnificamente rappresentato nella
sceneggiatura. Una volta che l’ho letta non ho avuto più dubbi”. La sfida per Thomas Vinterberg è stata dunque quella di rendere sua questa storia. “Robert Rodat, che ha scritto ogni singola parola del copione, si è sforzato di trovare la verità celata in questa storia”, sottolinea il regista. “Questa è stata una sfida enorme perché nessuno sa esattamente cosa sia successo. Non c’è nessun superstite e quindi abbiamo dovuto circondarci di quanti più esperti possibile. Poi ci siamo trovati davanti alla sfida di dare drammaticità alla storia. Per esempio, il protagonista nel
libro non ha figli mentre nel nostro film ne ha uno e un altro in arrivo. Quello che volevamo realizzare era un ritratto che rappresentasse tutti i militari imbarcati sul Kursk e tutti i loro 71 figli rimasti orfani. Quindi abbiamo dovuto combinare tutto questo in un unico personaggio.”
“Io e Bob Rodat abbiamo lavorato insieme per più di un anno”, aggiunge il regista. “Ho sviluppato la sceneggiatura in un film di cui posso pienamente rivendicare la potestà artistica. Questo è per me l’unico modo possibile di procedere: dovevo renderlo mio.

I PERSONAGGI

La storia del Kursk è raccontata da tre differenti punti di vista: quello dei militari, quello delle autorità governative e quello dei civili. Il primo atto ruota attorno al matrimonio di uno dei sommergibilisti, presentandoci la comunità dei marinai e le vite che questi uomini si lasceranno alle spalle.
Il secondo atto descrive il disastro del Kursk e l’emozionante operazione di salvataggio condotta dalla Royal Navy. Il terzo atto accenna in tono molto poetico alle conseguenze della tragedia.

Il protagonista del film è Mikhail Averin, l’ufficiale in comando del compartimento n° 7 del Kursk, interpretato dal talentuoso attore belga Matthias Schoenaerts (Bullhead – La vincente ascesa di Jacky, Un sapore di ruggine e ossa, Red Sparrow).
“Mikhail per il suoi uomini è un leader, un’ala protettrice e un padre spirituale”, fa notare Schoenaerts. “È un sommergibilista molto esperto, ma sono ormai dieci anni che lui e il suo equipaggio non sono più usciti in missione. Questa esercitazione navale è dunque per loro qualcosa di Estremamente eccitante. Il Kursk era un vero e proprio simbolo per la Marina russa, in quanto incarnava la gloria passata della Flotta del Nord.
Anche se la ciurma è composta da marinai di professione che prendono molto seriamente il proprio lavoro, questi uomini sono come un gruppo di bambini, emozionati all’idea di andare per mare a bordo di questa magnifica imbarcazione. Poi, come sappiamo, la missione finisce in modo terribile.”

Léa Seydoux, vincitrice della Palma d’Oro al Festival di Cannes per La vita di Adele e bondgirl in Spectre, è stata scelta per interpretare Tanya, l’appassionata moglie di Mikhail.
Racconta l’attrice francese: “Ero alla fine della mia gravidanza quando incontrai Thomas per la prima volta per discutere il progetto”, ricorda la Seydoux. “Quando lui mi ha vista camminare a fatica, ha pensato che sarebbe stata un’ottima idea se Tanya fosse incinta. Anch’io ho pensato che fosse un’idea magnifica. Tanya è una moglie e una madre con una vita semplice a cui, improvvisamente, crolla addosso tutto il suo universo.”
Anche le altre mogli e gli altri abitanti del villaggio, che uniscono le forze per sfidare le autorità russe, giocano un ruolo importantissimo nel film. Tanya diventa il loro portavoce, mobilitando la stampa, lottando affinché la loro storia venga conosciuta in tutto il mondo e cercando disperatamente di esercitare pressioni sulle autorità.
“Thomas è un grandissimo regista ed ero dunque davvero entusiasta di lavorare con lui”, continua la Seydoux. “La sceneggiatura era straordinaria e ho trovato la storia molto toccante, ma ero anche un po’ intimidita. Può spaventarti l’idea di lavorare a un film drammatico basato su fatti veri, interpretando una persona che è realmente esistita. Devi assolutamente renderla autentica. Io ero ossessionata da questo, perché Tanya rappresenta la componente emotiva del film.”

Dal lato dei militari, abbiamo l’ammiraglio Gruzinsky, l’ufficiale russo che comanda l’esercitazione navale, interpretato dal pluripremiato attore austriaco Peter Simonischek (Vi presento Toni Erdmann). “Gruzinsky
potrebbe essere un eroe, ma non lo è”, dice Peter Simonischek. “Rischia la propria carriera, perché si sente responsabile per questi uomini, bloccati a soli cento metri sotto la superficie del mare, ma non gli viene permesso
di salvarli. E per impedirglielo gli vengono tolti i gradi e viene congedato dalla marina.”
La controparte britannica di Gruzinsky è ovviamente il Commodoro David Russell della Royal Navy, che offrì volontariamente il suo aiuto all’ammiraglio russo e fece tutto il possibile per salvare quei marinai. “David Russell fu l’artefice del tentativo britannico di contribuire all’operazione di salvataggio dei marinai del Kursk”, spiega Colin Firth. “Quando arrivò la notizia del disastro lui era il contrammiraglio di stanza a Northwood, in Inghilterra. Ancor prima dell’incidente tutti stavano tenendo d’occhio la situazione, perché era in corso una grande esercitazione navale russa.
Ovviamente, in casi come questo, tutti sono in stato di massima allerta. Poi vennero registrati degli eventi sismici di notevole entità e ovviamente tutti volevano sapere cosa li avesse causati.

Per sviluppare il suo personaggio, Firth ha lavorato a stretto contatto con la sua controparte reale, il Commodoro David Russell che è servito da consulente cinematografico.
“Io e Thomas Vinterberg ci siamo incontrati con David Russell poco prima di iniziare le riprese”, ricorda Firth. “Abbiamo trascorso cinque ore insieme. Non sapevo cosa aspettarmi. Ogni volta che incontro un militare pluridecorato all’improvviso penso: ‘Sono solo un attore. Non faccio altro che fingere. Non ho mai fatto davvero qualcosa. Quest’uomo ha fatto cose incredibili, ha comandato corazzate e sottomarini. Quello che faccio io gli sembrerà sicuramente roba di poco conto.’ Ma David è stato assolutamente disponibile e affabile su tutto. Credevo che potesse incutere paura, ma non è stato così. Era un uomo semplice, che esponeva le cose con grande eloquenza, il che mi è stato sicuramente d’aiuto. Perché, se lui era il modello a cui dovevo ispirarmi, la chiarezza e l’apertura erano
due caratteristiche utilissime per il mio lavoro. E lui, su entrambe, si è dimostrato molto generoso.

“A parte parlare con David, non ho fatto molte ricerche”, ammette Colin Firth. “Penso che ciò sia stato più che sufficiente perché nel film non devo mai azionare dei macchinari o destreggiarmi con apparecchiature tecnologiche. In compenso ho dovuto esporre un discorso tecnico, che è molto difficile da trasporre in un film perché è complicato renderlo personale ed interessante, oltre a dare l’impressione di sapere di cosa si stia parlando. David mi ha aiutato moltissimo in questo, perché il solo fatto di sapere che era presente mi rassicurava enormemente. Se facevo qualcosa di scandalosamente impreciso, David era lì a farmelo notare e questo è servito a farmi sentire libero.

Avere sul set la propria controparte reale aggiunge anche un livello emotivo”, dice Colin Firth. “Perché io sto solo fingendo, sto simulando, ma lì c’è una persona che mi ricorda che quello che sto recitando è successo davvero a qualcuno. È la sua storia che mi è stata raccontata e io cerco di farla mia e di raccontarla successivamente a qualcun altro. Questo può metterti addosso una certa pressione: non vuoi commettere errori se lì vicino c’è il protagonista reale della vicenda narrata. È una fonte di informazioni, ma anche un’incredibile fonte di identificazione emotiva”.

L’AUTORITÀ COSTITUITA
Il governo russo è vistosamente assente dal film e ciò può essere spiegato col fatto che il neoeletto presidente Vladimir Putin fosse in vacanza nella sua residenza estiva sul Mar Nero Nero al momento dell’incidente del
Kursk. L’ammiraglio Petrenko, un anziano militare con il petto coperto di mostrine, funge perciò da incarnazione dell’autorità russa e da portavoce del governo. Il suo ruolo è interpretato dal compianto Max von Sydow.

“Max, il mio collega scandinavo, è una leggenda”, dice Thomas Vinterberg. “Essendo un suo compatriota, ho visto la maggior parte dei suoi lavori….. e sono davvero molti. Sono sempre stato attratto da quel suo viso così caratteristico e da quel suo spirito pieno di passione. Lo adoro e ho pensato che fosse interessante che una persona che mi piace così tanto interpretasse Petrenko, il cattivo del film. Max è una persona davvero simpatica e, anche se nel film non lo è affatto, riesce a trasmettere la propria umanità, proprio come accade per Peter Simonischek.”

Una storia da non dimenticare ed un film tutto da vivere!

 




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