Personaggi – La drammatica storia di Terry Schiavo

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Terry Schiavo – Il 31 Marzo del 2005 venne staccata la spina a Terry Schiavo tra polemiche ed applausi. Fu una battaglia pr il rispetto della vita molto lunga e ricca di polemiche  carte bollate. Una divergenza enorme tra il marito ed i genitori, tra il volerla sopprimere o farla vivere ad ogni costo.

Cerchiamo di andare a rivisitare questa lunga storia ch ha come protagonista una giovane donna.

 

Il 25 febbraio 1990, la donna, subì un arresto cardiaco, riportando gravi danni cerebrali con conseguente diagnosi di stato vegetativo persistente (PVS), al quale seguirono 15 anni di battaglie legali.

 

Nel 1998, il marito e tutore legale Michael, fece appello alla Corte di Contea di Pinellas chiedendo la rimozione del tubo di alimentazione.

Robert e Mary Schindler, suoi genitori, si opposero alla decisione del marito, sostenendo che la figlia fosse cosciente. La corte concluse che Terri non avrebbe voluto continuare le terapie di mantenimento della vita

 

La lunga battaglia legale sul suo caso durò per sette anni ed incluse il coinvolgimento di politici, gruppi di interesse e famosi movimenti a favore della vita e a sostegno dei disabili.

 

Prima dell’attuazione della decisione della corte locale, il 18 marzo 2005 il governo della Florida e degli Stati Uniti hanno promulgato una legge che ha cercato, invano, di impedire la rimozione del tubo di alimentazione della Schiavo. Questi eventi hanno avuto una grande copertura mediatica a livello nazionale ed internazionale.

 

La storia legale del caso Schiavo comprendeva, a marzo 2005, quattordici appelli e numerose mozioni, petizioni ed interrogazioni alla Corte della Florida; cinque cause presentate alla Corte Federale Distrettuale; numerose modifiche alla legislazione della Florida da parte della Corte Suprema della Florida; una citazione a giudizio del comitato del congresso per far entrare la Schiavo nel programma di protezione delle vittime; leggi (Compromesso di Palm Sunday); e quattro richieste negate di certiorari da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti.[3]

 

Morì al centro residenziale di cure palliative di Pinellas Park il 31 marzo 2005, all’età di 41 anni.

 

La Schiavo conobbe il futuro marito nel 1982 in una classe di sociologia al Bucks County Community College. Quando si sposarono, il 10 novembre 1984, presso la Chiesa Our Lady of Good Counsel di Southampton (Pennsylvania), la Schiavo pesava 64 kg. Si trasferirono in un appartamento di St. Petersburg, Florida, nell’aprile 1986. In seguito, tre mesi dopo, i suoi genitori si trasferirono a St. Petersburg. Terri lavorò come impiegata presso la compagnia di assicurazioni Prudential, mentre Michael era proprietario di un ristorante.

 

Nel maggio 1989, quando Terri pesava[55 kg, a causa della protratta amenorrea il Dr. Prawer, suo medico di famiglia, le consigliò una visita dal Dr. Igel, un ostetrico-ginecologo.

 

Il mattino del 25 febbraio 1990, circa alle ore 4:30 del mattino, Terri svenne nell’ingresso del suo appartamento a St. Petersburg. I vigili del fuoco e i paramedici giunti in risposta alla chiamata di Michael al 911 la trovarono faccia a terra ed incosciente. Non respirava e non aveva polso. Cercarono di rianimarla, la defibrillarono diverse volte, dopodiché venne trasportata al Humana Northside Hospital. Lì venne intubata, ventilata e le venne anche fatta una tracheotomia. Il lungo periodo senza ossigeno le causò gravi danni al cervello (l’autopsia rilevò un'”encefalopatia anossica-ischemica”), ledendo gravemente quelle porzioni del cervello responsabili della cognizione, della percezione e della veglia.

 

La causa del suo arresto cardiaco non fu mai determinata.

Il marito di Terri successivamente intentò e vinse una causa per negligenza contro il suo ostetrico, Dott. Stephen Igel, affermando che il medico non avesse riconosciuto e diagnosticato la bulimia in sua moglie. Nel novembre 1992, la giuria gli concesse un milione di dollari;

 

Terri rimase in coma per due mesi e mezzo. Quando riemerse dal coma, mostrò di aver ripreso un ciclo sonno-veglia, ma non mostrò alcuna coscienza di sé stessa o dell’ambiente in cui si trovava. Mentre inizialmente era nutrita da un sondino nasogastrico, le venne praticata in seguito una gastrostomia endoscopica percutanea (PEG) perché venisse nutrita da un tubo attraverso la parete addominale.

 

Il Dott. Garcia J. DeSousa, un neurologo di St. Petersburg, si occupò di Terri durante il suo iniziale ricovero alla Humana; sia lui che il Dott. Victor Gambone, internista e medico di famiglia degli Schiavo, giunsero indipendentemente alla diagnosi di stato vegetativo persistente (PVS) entro circa un anno dopo l’arresto cardiaco di Terri. Altri neurologi – i Dott. Jeffrey M. Karp, James H. Barnhill e Thomas H. Harrison – esaminarono Schiavo nel corso degli anni e giunsero alla stessa diagnosi; espressero inoltre speranze molto labili sulle sue possibilità di riprendersi. Il Dott. Cranford certificò nel 2005 che nulla nei referti medici suggeriva disaccordo tra i medici di Terri sulla diagnosi definitiva. Il referto legale, tuttavia, riportò le affermazioni di Michael sul fatto che Terri sentisse dolore.

 

Nel maggio 1998, il marito di Terri, Michael, presentò una petizione per rimuovere il sondino per l’alimentazione forzata della Schiavo,alla quale i parenti della donna si opposero. Richard Pearse fu indicato dalla corte come guardian ad litem (GAL), e il 29 dicembre 1998 riferì: “L’opinione del Dott. Jeffrey Karp sulle condizioni della paziente e sulla prognosi è sostanzialmente condivisa presso quei medici che sono stati recentemente coinvolti nel suo trattamento”. Pearse concluse dalla diagnosi di PVS[16] di Karp e del Dott. Vincent Gambone che la Schiavo dal punto di vista legale si trovava in uno stato vegetativo permanente così come definito dallo stato della Florida.

 

Pearse trovò che non c’era alcuna possibilità di miglioramento ma che la decisione di Michael avrebbe potuto essere influenzata dalla possibilità di ereditare quel che restava delle proprietà di Terri Schiavo. A causa dell’assenza di una legge sul testamento biologico e dei dubbi sulla credibilità di Michael, Pearse raccomandò di rifiutare il suo ricorso per la rimozione del tubo per l’alimentazione forzata

 

Stante l’assenza di una legge sul testamento biologico, durante la settimana del 24 gennaio 2000 si tenne un’udienza con lo scopo di determinare le volontà della Schiavo circa le procedure volte a prolungare la vita di un malato. Furono ascoltate le testimonianze di diciotto testi circa le sue condizioni mediche e le sue volontà riguardo ai trattamenti medici che desiderava ricevere in caso di malattia che le impedisse di esprimere il proprio consenso alle cure. Michael affermò che la moglie non avrebbe voluto essere tenuta in vita da una macchina senza alcuna speranza di recupero. I genitori della donna al contrario asserirono che la Schiavo apparteneva alla Chiesa Cattolica Romana e che non avrebbe mai violato gli insegnamenti della Chiesa sull’eutanasia rifiutando l’alimentazione e l’idratazione forzata. Il giudice George Greer emise l’ordine che concedeva l’autorizzazione ad interrompere il supporto vitale della Schiavo nel Febbraio 2000. Nella sua decisione, la corte trovò che la Schiavo si trovava in uno stato vegetativo permanente e che aveva rilasciato dichiarazione orale che avrebbe desiderato che il tubo per l’alimentazione forzata le venisse rimosso. Questa sentenza venne confermata dal Secondo Distretto della Corte d’Appello della Florida e divenne nota presso la corte come “Schiavo I” nelle successive sentenze.

 

Nel marzo del 2000, gli Schindler presentarono una mozione per permettere l’alimentazione orale della Schiavo, che, per la legge della Florida, è una procedure che serve a prolungare la vita del malato. Poiché la documentazione clinica indicava che la Schiavo non rispondeva ai test di deglutizione e necessitava di un tubo per l’alimentazione, il giudice Greer determinò che la Schiavo non era in grado di in ingerire nutrimento e idratazione sufficienti a tenerla in vita, e rifiutò la richiesta.

 

Nel 2000, di nuovo gli Schindler fecero ricorso contro il tutoraggio di Michael. Le nuove prove presentate mostravano che aveva avuto relazioni con altre donne e che aveva fallito nel procurare appropriate cure palliative e trattamenti medici per Theresa. Inoltre gli Schindler insinuarono che stesse dilapidando il patrimonio gestito in qualità di tutore trasferendo la Schiavo nell’hospice Pinellas Park in Florida “benché fosse chiaro che la donna non era ‘terminale’ secondo le linee guida” degli hospice.

 

In quel periodo, nonostante fosse ancora legalmente sposato a Terri Schiavo, Michael aveva una relazione con Jodi Centonze, e aveva avuto con lei il loro primo figlio. Michael negò le accuse, affermando che gli Schindler l’avevano attivamente incoraggiato ad “andare avanti con la sua vita” e a vedere altre donne fin dal 1991. Michael disse che aveva scelto di non divorziare da sua moglie e abbandonare il suo ruolo di tutore perché voleva assicurarsi che le ultime volontà della donna venissero rispettate (ossia di non venir mantenuta in vita in PVS). La corte negò l’istanza di revoca del tutoraggio, affermando che le prove non erano sufficienti e, sotto certi aspetti, neppure rilevanti. Stabilì inoltre nel 24 aprile 2001 la data per la rimozione del tubo.

 

Nell’aprile del 2001, gli Schindler presentarono una mozione per una revisione del processo citando nuove prove delle volontà della Schiavo. Il giudice Greer bocciò la mozione. Il secondo DCA confermò la decisione di Greer ma rinviò la sentenza per dar modo agli Schindler di presentare una nuova mozione. Il 24 aprile, il tubo per l’alimentazione della Schiavo fu rimosso per la prima volta. Gli Schindler intentarono un’azione civile contro Michael per falsa testimonianza, che fu assegnata ad un’altra corte. Il giudice, Frank Quesada, emise un’ingiunzione contro la rimozione del tubo per l’alimentazione fin quando la causa non fosse stata chiusa. Il 26 aprile il tubo venne reinserito. Su appello di Michael, il secondo DCA capovolse la sentenza di Quesada. Nello stesso periodo, Michael presentò una mozione per rafforzare la sentenza della corte di tutoraggio (ossia che il tubo per l’alimentazione andasse rimosso). Il secondo DCA respinse la mozione

 

Dopo il fallimento della contestazione del tutoraggio di Michael e la decisione circa le volontà della Schiavo sulla fine della propria vita, gli Schindler adottarono la posizione che sosteneva che la Schiavo non fosse in uno stato vegetativo permanente (PVS), e contestarono la diagnosi in aula. I genitori della Schiavo affermarono che la figlia non mostrasse i sintomi di uno stato vegetativo permanente, e invece si trovasse in uno “stato di minima coscienza”. I suoi genitori sostennero che in quel momento le sue azioni indicavano una risposta agli stimoli esterni, non comportamenti istintivi o dovuti a semplici riflessi. Per esempio, gli Schindler sostennero che la figlia sorrideva, rideva, piangeva, si muoveva, faceva tentativi infantili di parlare, addirittura cercando di dire “mamma” o “papà”, o “sì” quando le veniva posta una domanda. Affermarono che quando la baciavano, lei li guardava e a volte arricciava le labbra.

 

Il 10 agosto 2001, su richiesta del secondo DCA, il giudice Greer esaminò una mozione degli Schindler nella quale si sosteneva che nuovi trattamenti medici avrebbero potuto ripristinare le abilità cognitive sufficienti affinché fosse la Schiavo stessa a decidere se continuare le cure per il prolungamento della sua vita. La corte esaminò anche una mozione degli Schindler volta a sollevare Michael dalle responsabilità di tutore e a ricusare il giudice Greer. Il giudice Greer respinse entrambe le mozioni, e gli Schindler fecero appello presso il secondo DCA.

 

Il 17 ottobre, la Corte d’Appello confermò il respingimento della mozione per il sollevamento del tutore e la ricusazione. La Corte d’Appello riconobbe che la sua opinione entrava in conflitto con quella del tribunale di prima istanza, e rinviò la questione delle volontà della Schiavo al tribunale di prima istanza, richiedendo che venisse messa in atto un’udienza indiziaria. La corte specificò che cinque neurologi certificati avrebbero dovuto testimoniare. Agli Schindler fu permesso di scegliere due dottori che avrebbero presentato le loro conclusioni all’udienza, mentre Michael avrebbe potuto presentare due esperti di parere opposto. Infine, la corte stessa avrebbe designato un medico indipendente che avrebbe valutato le condizioni della Schiavo.

 

Nell’ottobre del 2002, su rinvio del Secondo Distretto della Corte d’Appello, si tenne un’udienza indiziaria presso la corte del giudice Greer al fine di determinare se i nuovi trattamenti terapeutici avrebbero potuto aiutare la Schiavo a recuperare almeno in parte le proprie funzioni cognitive. In preparazione dell’udienza, venne eseguita una nuova tomografia assiale computerizzata (TAC), che mostrò una grave atrofia cerebrale. L’elettroencefalogramma non evidenziò alcuna attività cerebrale misurabile. La corte visionò una registrazione video di sei ore della Schiavo e concluse che il suo stato vegetativo era reale e non soggetto a disputa legale.

 

In accordo con le istruzioni del secondo DCA, furono selezionati cinque dottori affinché offrissero la loro testimonianza professionale all’udienza: due scelti dai genitori della Schiavo, due da Michael, e uno selezionato tramite mutuo accordo delle parti:

 

Questi cinque dottori esaminarono la cartella clinica della Schiavo, le lastre del suo cervello, i video, e la Schiavo stessa. I dottori Cranford, Greer e Bambakidis testimoniarono che la Schiavo si trovava in uno stato vegetativo permanente. I dottori Maxfield e Hammesfahr testimoniarono invece che si trovava in uno stato di minima coscienza.

 

Il giudice Greer stabilì che la Schiavo fosse in PVS, e non ci fosse alcuna speranza di un significativo miglioramento. La sentenza della corte di prima istanza fu particolarmente critica sulla testimonianza del Dott. Hammesfahr, che aveva asserito di aver ottenuto risultati positivi in casi analoghi tramite la terapia vasodilatatoria, il cui successo non trova riscontro nella letteratura medica.Questa sentenza fu in seguito confermata dalla Seconda Corte d’Appello della Florida, che stabilì che “questa corte ha esaminato accuratamente tutti gli indizi a verbale”, e “ha […] attentamente osservato i video nella loro interezza”. La corte concluse che “…se fossimo stati chiamati a decidere sulla revisione della decisione sul tutoraggio de novo, l’avremmo ancora confermata

 

L’11 settembre 2003, gli Schindler presentarono alla corte una petizione per prevenire la rimozione del tubo per l’alimentazione in modo da poter procedere con “una terapia da otto settimane.

 

Il 17 settembre, il giudice George Greer respinse la petizione e scrisse che “la petizione è un tentativo da parte del Sig. e della Sig.ra Schindler di riaprire l’intero caso.

 

Il 15 ottobre 2003, il tubo per l’alimentazione della Schiavo venne rimosso. Nel giro di una settimana, quando l’ultimo appello degli Schindler si esaurì, la legislazione della Florida approvò la “Legge di Terri”,che concedeva al governatore Jeb Bush l’autorità per intervenire nel caso. Bush ordinò immediatamente il reinserimento del tubo per l’alimentazione. Bush inviò il Florida Departement of Law Enforcement per prelevare la Schiavo dall’hospice. Venne quindi condotta nel Morton Plant Rehabilitation Hospital di Clearwater, dove il tubo per l’alimentazione venne reinserito chirurgicamente.Quindi, venne ricondotta all’hospice. Parte della legge prevedeva la designazione di un tutor ad litem, il Dott. Jay Wolfson, affinché “interpretasse e rappresentasse le volontà e gli interessi” della Schiavo, e li riferisse al governatore Bush. Il rapporto di Wolfson non modificò il ruolo di tutore legale di Michael, e non l’ostacolò per via legale.

 

Michael Schiavo si oppose all’intervento del Governatore nel caso della Schiavo, e fu in parte rappresentato dalla American Civil Liberties Union (ACLU). Allo stesso tempo, Robert e Mary Schindler, suoi genitori, tentarono di intervenire e partecipare al caso della “Legge di Terri”, ma questa possibilità fu loro negata dal giudice Douglas Baird.

 

La Corte Suprema della Florida cassò la legge come incostituzionale.

Fin dall’inizio del 2005 la pubblicità intorno al caso Schiavo cominciò di nuovo a crescere e raggiunse il suo massimo nella seconda metà di marzo, in concomitanza con gli ultimi giorni della Schiavo, dominando i notiziari nazionali per quasi un mese. Jesse Jackson andò in Florida per supportare la famiglia Schindler e discutere in sua vece.

 

Gli Schindler presentarono altre due mozioni nel tentativo di impedire la rimozione del tubo della Schiavo. Nessuna sospensione venne stabilita dalle corti che ricevettero gli appelli, e il 18 marzo 2005 il tubo venne rimosso per la terza volta.

In seguito all’ordine di Greer del 18 marzo 2005 di rimuovere il tubo per l’alimentazione, i Repubblicani del Congresso degli Stati Uniti d’America emisero un mandato di comparizione per un’udienza parlamentare tanto per Michael che per Terri Schiavo È oltraggio al Congresso impedire o scoraggiare la comparizione di un testimone di fronte al Congresso stesso.Lo scopo di questa comparizione era dunque di posporre la rimozione del tubo per l’alimentazione.

 

Greer disse ai legali del congresso: “Non vedo alcuna ragione convincente per la quale il comitato (del congresso) debba intervenire”.

Il Governatore Bush e il Congresso Repubblicano anticiparono il parere contrario di Greer ben prima che diventasse ufficiale, e lavorarono giorno per giorno per trovare un metodo alternativo per revocare le decisioni della corte ricorrendo all’autorità del Congresso degli Stati Uniti d’America. Il 20 marzo del 2005, il Senato all’unanimità approvò un disegno di legge per salvare Terri; poiché il voto avvenne oralmente, non ci fu alcun conteggio ufficiale di quanti votarono a favore e quanti contro. Poco dopo l’approvazione da parte del Senato, la Camera dei Rappresentanti approvò un disegno di legge identico che divenne nota come “Compromesso della Domenica delle Palme” e trasferiva la giurisdizione del caso Schiavo alla Corte Federale. La legge venne approvata dalla Camera il 21 marzo.

 

Il 24 marzo del 2005, Greer respinse una mozione a favore dell’intervento del Department of Children & Families (DCF) e firmò un ordine che vietava al dipartimento di “prendere in custodia Theresa Marie Schiavo o spostarla” dall’hospice e impose a “ogni singolo sceriffo dello stato della Florida” di contribuire all’esecuzione del suo ordine. Il giorno successivo l’ordine fu portato in appello presso la seconda DCA, il che, secondo la legge dello stato, portava automaticamente ad una sospensione del provvedimento. Mentre la sospensione era in atto, il personale del Departemet of Law Enforcement della Florida si preparò a prendere in custodia Terri e a trasferirla in un ospedale locale per il reinserimento del tubo per l’alimentazione. Una volta che Greer venne informato della sospensione, ordinò la sua rimozione e la dimissione di tutte le parti. Il governatore Bush decise di obbedire all’ordine della corte nonostante l’enorme pressione da parte della destra. Se Bush (o l’assemblea legislativa della Florida) avessero ignorato l’ordine di Greer tentando di spostare la Schiavo dall’hospice, ci sarebbe stato uno scontro tra il Dipartimento di Polizia di Pinellas Park e gli agenti dell’FDLE.

 

Il 25 marzo del 2005, Bob e Mary Schindler annunciarono di aver esaurito le loro opzioni legali. Il giorno successivo, alla Schiavo venne somministrata l’unzione degli infermi. In accordo col rituale cattolico, la Schiavo ricevette l’eucaristia per l’ultima volta; le era stata somministrata una volta attraverso il tubo di alimentazione prima che venisse rimosso. Poiché la sua lingua era troppo disidratata per ricevere anche una piccola porzione dell’ostia, l’eucaristia le venne amministrata sotto la specie del vino (cosa permessa dal rituale cattolico), per mezzo di una goccia fatta cadere sulla sua lingua.

 

Nel giorno della sua morte, il fratello di Terri Schiavo, Bobby Schindler, e sua sorella Suzanne Vitadamo rimasero nella sua stanza per circa un’ora e 45 minuti quando un addetto dell’hospice informò Michael Schiavo che sua moglie era in punto di morte. Michael Schiavo richiese che i parenti fossero allontanati dalla stanza di Terri e non volle che fosse permesso alla sua famiglia di vederla ancora.

 

Alle 9:05 di martedì 31 marzo 2005 Terri Schiavo morì. Suo marito Michael era al suo fianco. Secondo il loro portavoce, ai genitori della Schiavo non fu permesso di entrare nella sua stanza durante le sue ultime ore. Quando fu loro detto che la figlia era morta, la coppia si recò in tutta fretta all’hospice. La famiglia Schindler non ebbe il permesso di accedere alla stanza della defunta finché Michael non ne fu uscito.

 

Circa le cause e le modalità della morte della Schiavo, Thogmartin scrisse: “La Sig.ra Schiavo soffrì le conseguenze di una grave anossia cerebrale la cui causa [“sic”] non può essere determinata con ragionevole certezza medica. Le modalità della morte vengono quindi registrate come indeterminate”.

 

“Non ci stupisce che l’esecutore dell’autopsia abbia detto che il cervello di Terri era danneggiato” disse Bobby Schindler Jr., suo fratello, durante un’intervista alcune ore dopo che l’autopsia venne resa pubblica. “Il fatto che il dottore abbia escluso la bulimia e l’attacco cardiaco, senza alcun dubbio, solleva molti interrogativi”.

 

Nel 2004, Papa Giovanni Paolo II disse che i medici e gli infermieri erano moralmente obbligati a fornire cibo e acqua ai pazienti in stato vegetativo permanente. Questa affermazione condusse ad una nuova disputa nel 2005 da parte dei genitori della Schiavo, che chiesero un nuovo processo poiché la figlia, devota Cattolica, non sarebbe andata contro gli insegnamenti della Chiesa. David Gibbs III, il capo degli avvocati dei genitori della Schiavo, concordò con la posizione del Vaticano secondo la quale la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione forzata fossero una forma di eutanasia. Il giudice Greer rigettò la loro richiesta.

 

Cerchiamo di andare a rivisitare questa lunga storia ch ha come protagonista una giovane donna.

 

Il 25 febbraio 1990, la donna, subì un arresto cardiaco, riportando gravi danni cerebrali con conseguente diagnosi di stato vegetativo persistente (PVS), al quale seguirono 15 anni di battaglie legali.

 

Nel 1998, il marito e tutore legale Michael, fece appello alla Corte di Contea di Pinellas chiedendo la rimozione del tubo di alimentazione.

Robert e Mary Schindler, suoi genitori, si opposero alla decisione del marito, sostenendo che la figlia fosse cosciente. La corte concluse che Terri non avrebbe voluto continuare le terapie di mantenimento della vita

 

La lunga battaglia legale sul suo caso durò per sette anni ed incluse il coinvolgimento di politici, gruppi di interesse e famosi movimenti a favore della vita e a sostegno dei disabili.

 

Prima dell’attuazione della decisione della corte locale, il 18 marzo 2005 il governo della Florida e degli Stati Uniti hanno promulgato una legge che ha cercato, invano, di impedire la rimozione del tubo di alimentazione della Schiavo. Questi eventi hanno avuto una grande copertura mediatica a livello nazionale ed internazionale.

 

La storia legale del caso Schiavo comprendeva, a marzo 2005, quattordici appelli e numerose mozioni, petizioni ed interrogazioni alla Corte della Florida; cinque cause presentate alla Corte Federale Distrettuale; numerose modifiche alla legislazione della Florida da parte della Corte Suprema della Florida; una citazione a giudizio del comitato del congresso per far entrare la Schiavo nel programma di protezione delle vittime; leggi (Compromesso di Palm Sunday); e quattro richieste negate di certiorari da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti.[3]

 

Morì al centro residenziale di cure palliative di Pinellas Park il 31 marzo 2005, all’età di 41 anni.

 

La Schiavo conobbe il futuro marito nel 1982 in una classe di sociologia al Bucks County Community College. Quando si sposarono, il 10 novembre 1984, presso la Chiesa Our Lady of Good Counsel di Southampton (Pennsylvania), la Schiavo pesava 64 kg. Si trasferirono in un appartamento di St. Petersburg, Florida, nell’aprile 1986. In seguito, tre mesi dopo, i suoi genitori si trasferirono a St. Petersburg. Terri lavorò come impiegata presso la compagnia di assicurazioni Prudential, mentre Michael era proprietario di un ristorante.

 

Nel maggio 1989, quando Terri pesava[55 kg, a causa della protratta amenorrea il Dr. Prawer, suo medico di famiglia, le consigliò una visita dal Dr. Igel, un ostetrico-ginecologo.

 

Il mattino del 25 febbraio 1990, circa alle ore 4:30 del mattino, Terri svenne nell’ingresso del suo appartamento a St. Petersburg. I vigili del fuoco e i paramedici giunti in risposta alla chiamata di Michael al 911 la trovarono faccia a terra ed incosciente. Non respirava e non aveva polso. Cercarono di rianimarla, la defibrillarono diverse volte, dopodiché venne trasportata al Humana Northside Hospital. Lì venne intubata, ventilata e le venne anche fatta una tracheotomia. Il lungo periodo senza ossigeno le causò gravi danni al cervello (l’autopsia rilevò un'”encefalopatia anossica-ischemica”), ledendo gravemente quelle porzioni del cervello responsabili della cognizione, della percezione e della veglia.

 

La causa del suo arresto cardiaco non fu mai determinata.

Il marito di Terri successivamente intentò e vinse una causa per negligenza contro il suo ostetrico, Dott. Stephen Igel, affermando che il medico non avesse riconosciuto e diagnosticato la bulimia in sua moglie. Nel novembre 1992, la giuria gli concesse un milione di dollari;

 

Terri rimase in coma per due mesi e mezzo. Quando riemerse dal coma, mostrò di aver ripreso un ciclo sonno-veglia, ma non mostrò alcuna coscienza di sé stessa o dell’ambiente in cui si trovava. Mentre inizialmente era nutrita da un sondino nasogastrico, le venne praticata in seguito una gastrostomia endoscopica percutanea (PEG) perché venisse nutrita da un tubo attraverso la parete addominale.

 

Il Dott. Garcia J. DeSousa, un neurologo di St. Petersburg, si occupò di Terri durante il suo iniziale ricovero alla Humana; sia lui che il Dott. Victor Gambone, internista e medico di famiglia degli Schiavo, giunsero indipendentemente alla diagnosi di stato vegetativo persistente (PVS) entro circa un anno dopo l’arresto cardiaco di Terri. Altri neurologi – i Dott. Jeffrey M. Karp, James H. Barnhill e Thomas H. Harrison – esaminarono Schiavo nel corso degli anni e giunsero alla stessa diagnosi; espressero inoltre speranze molto labili sulle sue possibilità di riprendersi. Il Dott. Cranford certificò nel 2005 che nulla nei referti medici suggeriva disaccordo tra i medici di Terri sulla diagnosi definitiva. Il referto legale, tuttavia, riportò le affermazioni di Michael sul fatto che Terri sentisse dolore.

 

Nel maggio 1998, il marito di Terri, Michael, presentò una petizione per rimuovere il sondino per l’alimentazione forzata della Schiavo,alla quale i parenti della donna si opposero. Richard Pearse fu indicato dalla corte come guardian ad litem (GAL), e il 29 dicembre 1998 riferì: “L’opinione del Dott. Jeffrey Karp sulle condizioni della paziente e sulla prognosi è sostanzialmente condivisa presso quei medici che sono stati recentemente coinvolti nel suo trattamento”. Pearse concluse dalla diagnosi di PVS[16] di Karp e del Dott. Vincent Gambone che la Schiavo dal punto di vista legale si trovava in uno stato vegetativo permanente così come definito dallo stato della Florida.

 

Pearse trovò che non c’era alcuna possibilità di miglioramento ma che la decisione di Michael avrebbe potuto essere influenzata dalla possibilità di ereditare quel che restava delle proprietà di Terri Schiavo. A causa dell’assenza di una legge sul testamento biologico e dei dubbi sulla credibilità di Michael, Pearse raccomandò di rifiutare il suo ricorso per la rimozione del tubo per l’alimentazione forzata

 

Stante l’assenza di una legge sul testamento biologico, durante la settimana del 24 gennaio 2000 si tenne un’udienza con lo scopo di determinare le volontà della Schiavo circa le procedure volte a prolungare la vita di un malato. Furono ascoltate le testimonianze di diciotto testi circa le sue condizioni mediche e le sue volontà riguardo ai trattamenti medici che desiderava ricevere in caso di malattia che le impedisse di esprimere il proprio consenso alle cure. Michael affermò che la moglie non avrebbe voluto essere tenuta in vita da una macchina senza alcuna speranza di recupero. I genitori della donna al contrario asserirono che la Schiavo apparteneva alla Chiesa Cattolica Romana e che non avrebbe mai violato gli insegnamenti della Chiesa sull’eutanasia rifiutando l’alimentazione e l’idratazione forzata. Il giudice George Greer emise l’ordine che concedeva l’autorizzazione ad interrompere il supporto vitale della Schiavo nel Febbraio 2000. Nella sua decisione, la corte trovò che la Schiavo si trovava in uno stato vegetativo permanente e che aveva rilasciato dichiarazione orale che avrebbe desiderato che il tubo per l’alimentazione forzata le venisse rimosso. Questa sentenza venne confermata dal Secondo Distretto della Corte d’Appello della Florida e divenne nota presso la corte come “Schiavo I” nelle successive sentenze.

 

Nel marzo del 2000, gli Schindler presentarono una mozione per permettere l’alimentazione orale della Schiavo, che, per la legge della Florida, è una procedure che serve a prolungare la vita del malato. Poiché la documentazione clinica indicava che la Schiavo non rispondeva ai test di deglutizione e necessitava di un tubo per l’alimentazione, il giudice Greer determinò che la Schiavo non era in grado di in ingerire nutrimento e idratazione sufficienti a tenerla in vita, e rifiutò la richiesta.

 

Nel 2000, di nuovo gli Schindler fecero ricorso contro il tutoraggio di Michael. Le nuove prove presentate mostravano che aveva avuto relazioni con altre donne e che aveva fallito nel procurare appropriate cure palliative e trattamenti medici per Theresa. Inoltre gli Schindler insinuarono che stesse dilapidando il patrimonio gestito in qualità di tutore trasferendo la Schiavo nell’hospice Pinellas Park in Florida “benché fosse chiaro che la donna non era ‘terminale’ secondo le linee guida” degli hospice.

 

In quel periodo, nonostante fosse ancora legalmente sposato a Terri Schiavo, Michael aveva una relazione con Jodi Centonze, e aveva avuto con lei il loro primo figlio. Michael negò le accuse, affermando che gli Schindler l’avevano attivamente incoraggiato ad “andare avanti con la sua vita” e a vedere altre donne fin dal 1991. Michael disse che aveva scelto di non divorziare da sua moglie e abbandonare il suo ruolo di tutore perché voleva assicurarsi che le ultime volontà della donna venissero rispettate (ossia di non venir mantenuta in vita in PVS). La corte negò l’istanza di revoca del tutoraggio, affermando che le prove non erano sufficienti e, sotto certi aspetti, neppure rilevanti. Stabilì inoltre nel 24 aprile 2001 la data per la rimozione del tubo.

 

Nell’aprile del 2001, gli Schindler presentarono una mozione per una revisione del processo citando nuove prove delle volontà della Schiavo. Il giudice Greer bocciò la mozione. Il secondo DCA confermò la decisione di Greer ma rinviò la sentenza per dar modo agli Schindler di presentare una nuova mozione. Il 24 aprile, il tubo per l’alimentazione della Schiavo fu rimosso per la prima volta. Gli Schindler intentarono un’azione civile contro Michael per falsa testimonianza, che fu assegnata ad un’altra corte. Il giudice, Frank Quesada, emise un’ingiunzione contro la rimozione del tubo per l’alimentazione fin quando la causa non fosse stata chiusa. Il 26 aprile il tubo venne reinserito. Su appello di Michael, il secondo DCA capovolse la sentenza di Quesada. Nello stesso periodo, Michael presentò una mozione per rafforzare la sentenza della corte di tutoraggio (ossia che il tubo per l’alimentazione andasse rimosso). Il secondo DCA respinse la mozione

 

Dopo il fallimento della contestazione del tutoraggio di Michael e la decisione circa le volontà della Schiavo sulla fine della propria vita, gli Schindler adottarono la posizione che sosteneva che la Schiavo non fosse in uno stato vegetativo permanente (PVS), e contestarono la diagnosi in aula. I genitori della Schiavo affermarono che la figlia non mostrasse i sintomi di uno stato vegetativo permanente, e invece si trovasse in uno “stato di minima coscienza”. I suoi genitori sostennero che in quel momento le sue azioni indicavano una risposta agli stimoli esterni, non comportamenti istintivi o dovuti a semplici riflessi. Per esempio, gli Schindler sostennero che la figlia sorrideva, rideva, piangeva, si muoveva, faceva tentativi infantili di parlare, addirittura cercando di dire “mamma” o “papà”, o “sì” quando le veniva posta una domanda. Affermarono che quando la baciavano, lei li guardava e a volte arricciava le labbra.

 

Il 10 agosto 2001, su richiesta del secondo DCA, il giudice Greer esaminò una mozione degli Schindler nella quale si sosteneva che nuovi trattamenti medici avrebbero potuto ripristinare le abilità cognitive sufficienti affinché fosse la Schiavo stessa a decidere se continuare le cure per il prolungamento della sua vita. La corte esaminò anche una mozione degli Schindler volta a sollevare Michael dalle responsabilità di tutore e a ricusare il giudice Greer. Il giudice Greer respinse entrambe le mozioni, e gli Schindler fecero appello presso il secondo DCA.

 

Il 17 ottobre, la Corte d’Appello confermò il respingimento della mozione per il sollevamento del tutore e la ricusazione. La Corte d’Appello riconobbe che la sua opinione entrava in conflitto con quella del tribunale di prima istanza, e rinviò la questione delle volontà della Schiavo al tribunale di prima istanza, richiedendo che venisse messa in atto un’udienza indiziaria. La corte specificò che cinque neurologi certificati avrebbero dovuto testimoniare. Agli Schindler fu permesso di scegliere due dottori che avrebbero presentato le loro conclusioni all’udienza, mentre Michael avrebbe potuto presentare due esperti di parere opposto. Infine, la corte stessa avrebbe designato un medico indipendente che avrebbe valutato le condizioni della Schiavo.

 

Nell’ottobre del 2002, su rinvio del Secondo Distretto della Corte d’Appello, si tenne un’udienza indiziaria presso la corte del giudice Greer al fine di determinare se i nuovi trattamenti terapeutici avrebbero potuto aiutare la Schiavo a recuperare almeno in parte le proprie funzioni cognitive. In preparazione dell’udienza, venne eseguita una nuova tomografia assiale computerizzata (TAC), che mostrò una grave atrofia cerebrale. L’elettroencefalogramma non evidenziò alcuna attività cerebrale misurabile. La corte visionò una registrazione video di sei ore della Schiavo e concluse che il suo stato vegetativo era reale e non soggetto a disputa legale.

 

In accordo con le istruzioni del secondo DCA, furono selezionati cinque dottori affinché offrissero la loro testimonianza professionale all’udienza: due scelti dai genitori della Schiavo, due da Michael, e uno selezionato tramite mutuo accordo delle parti:

 

Questi cinque dottori esaminarono la cartella clinica della Schiavo, le lastre del suo cervello, i video, e la Schiavo stessa. I dottori Cranford, Greer e Bambakidis testimoniarono che la Schiavo si trovava in uno stato vegetativo permanente. I dottori Maxfield e Hammesfahr testimoniarono invece che si trovava in uno stato di minima coscienza.

 

Il giudice Greer stabilì che la Schiavo fosse in PVS, e non ci fosse alcuna speranza di un significativo miglioramento. La sentenza della corte di prima istanza fu particolarmente critica sulla testimonianza del Dott. Hammesfahr, che aveva asserito di aver ottenuto risultati positivi in casi analoghi tramite la terapia vasodilatatoria, il cui successo non trova riscontro nella letteratura medica.Questa sentenza fu in seguito confermata dalla Seconda Corte d’Appello della Florida, che stabilì che “questa corte ha esaminato accuratamente tutti gli indizi a verbale”, e “ha […] attentamente osservato i video nella loro interezza”. La corte concluse che “…se fossimo stati chiamati a decidere sulla revisione della decisione sul tutoraggio de novo, l’avremmo ancora confermata

 

L’11 settembre 2003, gli Schindler presentarono alla corte una petizione per prevenire la rimozione del tubo per l’alimentazione in modo da poter procedere con “una terapia da otto settimane.

 

Il 17 settembre, il giudice George Greer respinse la petizione e scrisse che “la petizione è un tentativo da parte del Sig. e della Sig.ra Schindler di riaprire l’intero caso.

 

Il 15 ottobre 2003, il tubo per l’alimentazione della Schiavo venne rimosso. Nel giro di una settimana, quando l’ultimo appello degli Schindler si esaurì, la legislazione della Florida approvò la “Legge di Terri”,che concedeva al governatore Jeb Bush l’autorità per intervenire nel caso. Bush ordinò immediatamente il reinserimento del tubo per l’alimentazione. Bush inviò il Florida Departement of Law Enforcement per prelevare la Schiavo dall’hospice. Venne quindi condotta nel Morton Plant Rehabilitation Hospital di Clearwater, dove il tubo per l’alimentazione venne reinserito chirurgicamente.Quindi, venne ricondotta all’hospice. Parte della legge prevedeva la designazione di un tutor ad litem, il Dott. Jay Wolfson, affinché “interpretasse e rappresentasse le volontà e gli interessi” della Schiavo, e li riferisse al governatore Bush. Il rapporto di Wolfson non modificò il ruolo di tutore legale di Michael, e non l’ostacolò per via legale.

 

Michael Schiavo si oppose all’intervento del Governatore nel caso della Schiavo, e fu in parte rappresentato dalla American Civil Liberties Union (ACLU). Allo stesso tempo, Robert e Mary Schindler, suoi genitori, tentarono di intervenire e partecipare al caso della “Legge di Terri”, ma questa possibilità fu loro negata dal giudice Douglas Baird.

 

La Corte Suprema della Florida cassò la legge come incostituzionale.

Fin dall’inizio del 2005 la pubblicità intorno al caso Schiavo cominciò di nuovo a crescere e raggiunse il suo massimo nella seconda metà di marzo, in concomitanza con gli ultimi giorni della Schiavo, dominando i notiziari nazionali per quasi un mese. Jesse Jackson andò in Florida per supportare la famiglia Schindler e discutere in sua vece.

 

Gli Schindler presentarono altre due mozioni nel tentativo di impedire la rimozione del tubo della Schiavo. Nessuna sospensione venne stabilita dalle corti che ricevettero gli appelli, e il 18 marzo 2005 il tubo venne rimosso per la terza volta.

In seguito all’ordine di Greer del 18 marzo 2005 di rimuovere il tubo per l’alimentazione, i Repubblicani del Congresso degli Stati Uniti d’America emisero un mandato di comparizione per un’udienza parlamentare tanto per Michael che per Terri Schiavo È oltraggio al Congresso impedire o scoraggiare la comparizione di un testimone di fronte al Congresso stesso.Lo scopo di questa comparizione era dunque di posporre la rimozione del tubo per l’alimentazione.

Greer disse ai legali del congresso: “Non vedo alcuna ragione convincente per la quale il comitato (del congresso) debba intervenire”.

Il Governatore Bush e il Congresso Repubblicano anticiparono il parere contrario di Greer ben prima che diventasse ufficiale, e lavorarono giorno per giorno per trovare un metodo alternativo per revocare le decisioni della corte ricorrendo all’autorità del Congresso degli Stati Uniti d’America. Il 20 marzo del 2005, il Senato all’unanimità approvò un disegno di legge per salvare Terri; poiché il voto avvenne oralmente, non ci fu alcun conteggio ufficiale di quanti votarono a favore e quanti contro. Poco dopo l’approvazione da parte del Senato, la Camera dei Rappresentanti approvò un disegno di legge identico che divenne nota come “Compromesso della Domenica delle Palme” e trasferiva la giurisdizione del caso Schiavo alla Corte Federale. La legge venne approvata dalla Camera il 21 marzo.

 

Il 24 marzo del 2005, Greer respinse una mozione a favore dell’intervento del Department of Children & Families (DCF) e firmò un ordine che vietava al dipartimento di “prendere in custodia Theresa Marie Schiavo o spostarla” dall’hospice e impose a “ogni singolo sceriffo dello stato della Florida” di contribuire all’esecuzione del suo ordine. Il giorno successivo l’ordine fu portato in appello presso la seconda DCA, il che, secondo la legge dello stato, portava automaticamente ad una sospensione del provvedimento. Mentre la sospensione era in atto, il personale del Departemet of Law Enforcement della Florida si preparò a prendere in custodia Terri e a trasferirla in un ospedale locale per il reinserimento del tubo per l’alimentazione. Una volta che Greer venne informato della sospensione, ordinò la sua rimozione e la dimissione di tutte le parti. Il governatore Bush decise di obbedire all’ordine della corte nonostante l’enorme pressione da parte della destra. Se Bush (o l’assemblea legislativa della Florida) avessero ignorato l’ordine di Greer tentando di spostare la Schiavo dall’hospice, ci sarebbe stato uno scontro tra il Dipartimento di Polizia di Pinellas Park e gli agenti dell’FDLE.

 

Il 25 marzo del 2005, Bob e Mary Schindler annunciarono di aver esaurito le loro opzioni legali. Il giorno successivo, alla Schiavo venne somministrata l’unzione degli infermi. In accordo col rituale cattolico, la Schiavo ricevette l’eucaristia per l’ultima volta; le era stata somministrata una volta attraverso il tubo di alimentazione prima che venisse rimosso. Poiché la sua lingua era troppo disidratata per ricevere anche una piccola porzione dell’ostia, l’eucaristia le venne amministrata sotto la specie del vino (cosa permessa dal rituale cattolico), per mezzo di una goccia fatta cadere sulla sua lingua.

 

Nel giorno della sua morte, il fratello di Terri Schiavo, Bobby Schindler, e sua sorella Suzanne Vitadamo rimasero nella sua stanza per circa un’ora e 45 minuti quando un addetto dell’hospice informò Michael Schiavo che sua moglie era in punto di morte. Michael Schiavo richiese che i parenti fossero allontanati dalla stanza di Terri e non volle che fosse permesso alla sua famiglia di vederla ancora.

 

Alle 9:05 di martedì 31 marzo 2005 Terri Schiavo morì. Suo marito Michael era al suo fianco. Secondo il loro portavoce, ai genitori della Schiavo non fu permesso di entrare nella sua stanza durante le sue ultime ore. Quando fu loro detto che la figlia era morta, la coppia si recò in tutta fretta all’hospice. La famiglia Schindler non ebbe il permesso di accedere alla stanza della defunta finché Michael non ne fu uscito.

 

Circa le cause e le modalità della morte della Schiavo, Thogmartin scrisse: “La Sig.ra Schiavo soffrì le conseguenze di una grave anossia cerebrale la cui causa [“sic”] non può essere determinata con ragionevole certezza medica. Le modalità della morte vengono quindi registrate come indeterminate”.

 

“Non ci stupisce che l’esecutore dell’autopsia abbia detto che il cervello di Terri era danneggiato” disse Bobby Schindler Jr., suo fratello, durante un’intervista alcune ore dopo che l’autopsia venne resa pubblica. “Il fatto che il dottore abbia escluso la bulimia e l’attacco cardiaco, senza alcun dubbio, solleva molti interrogativi”.

 

Nel 2004, Papa Giovanni Paolo II disse che i medici e gli infermieri erano moralmente obbligati a fornire cibo e acqua ai pazienti in stato vegetativo permanente. Questa affermazione condusse ad una nuova disputa nel 2005 da parte dei genitori della Schiavo, che chiesero un nuovo processo poiché la figlia, devota Cattolica, non sarebbe andata contro gli insegnamenti della Chiesa. David Gibbs III, il capo degli avvocati dei genitori della Schiavo, concordò con la posizione del Vaticano secondo la quale la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione forzata fossero una forma di eutanasia. Il giudice Greer rigettò la loro richiesta.

 




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