Ue – La Corte Strasburgo pone limiti a campagne anti aborto

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Aborto – Una notizia che non piacerà ai movimenti pro-life di tutto il mondo arriva da Strasburgo.
C’è un limite agli argomenti che gli anti abortisti possono usare per difendere la propria causa.
Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani in una sentenza, in cui afferma che il divieto imposto dai tribunali tedeschi ad un attivista di pubblicare su internet e sui volantini affermazioni in cui si equiparava l’intervento dei medici ad un ‘omicidio aggravato’ o alle atrocità sofferte dagli ebrei nei campi nazisti, non ha violato il suo diritto alla libertà d’espressione. I giudici di Strasburgo evidenziano che i tribunali tedeschi hanno valutato minuziosamente le accuse rivolte all’attivista da 4 medici, il materiale pubblicato da quest’ultimo e infine hanno ben bilanciato gli interessi divergenti dei dottori e quello dell’anti abortista.
La Corte di Strasburgo rileva che la decisione dei tribunali nazionali è stata fondata in particolare sul fatto che le accuse fatte dall’attivista nei confronti dei medici non solo erano molto serie ma avrebbero potuto incitare all’odio e alla violenza
La vicenda nasce da Klaus Günter Annen cittadino tedesco, classe 1951, agguerrito antiabortista che per quattro volte è stato querelato e portato in tribunale in Germania per il linguaggio delle sue campagne contro l’aborto e tutte le volte i giudici hanno ingiunto ad Annen di eliminare dalle sue campagne espressioni forti riferite a medici precisi. Annen ha ritenuto che queste sentenze violassero la propria libertà di espressione e si è rivolto alla Corte europea dei diritti dell’uomo che però oggi nella sua sentenza, all’unanimità, ha affermato che “non c’è stata alcuna violazione” dell’articolo 10 della Convenzione europea. La sentenza sottolinea che “le autorità nazionali hanno compiuto un’analisi scrupolosa” del materiale che Annen usava per le sue campagne (volantini e sito web), che le ingiunzioni non sono state violazioni della libertà di espressione di Annan, concordando quindi con le sentenze dei tribunali tedeschi che le “espressioni di Annen potevano essere interpretate come accuse personali” contro i singoli medici “di compiere omicidi aggravati”. Annen nelle campagne per cui era stato querelato negli anni 2005-2007 scriveva di aborto come “omicidio aggravato”, o paragonava l’aborto all’olocausto e i medici (di cui faceva nomi e cognomi) a comandanti nei lager.




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