Cesar Gomez storie di calcio – Un caro amico mi ha girato questo interessante pezzo di Paolo Ziliani su una coincidenza che ha portato alla Roma calcio un difensore semi-sconosciuto. Eccovi la storia.
Se in questi giorni di calcio d’estate, leggere di Icardi e Nainggolan pagati a peso d’oro dall’Inter
per allenarsi e non giocare vi stupisce, allora la storia di Cesar Gomez, il calciatore stipendiato per
non scendere mai in campo, è quel che fa per voi. “Dammi tre parole”, recita la famosa canzone. E
in effetti bastarono tre parole per cambiare un giorno la vita di Cesar Gomez, calciatore spagnolo,
che nell’estate del ’97 aveva 29 anni e giocava nel Tenerife come difensore centrale. Quando si dice
le sliding doors della vita! È luglio ’97, Zdenek Zeman è appena passato dalla Lazio alla Roma e sta
parlando al telefono con Casiraghi, suo ex attaccante, per chiedergli come si chiamasse quel
difensore del Tenerife che non gli aveva fatto toccare palla in Tenerife–Lazio 5–3 di Coppa Uefa
(Lazio eliminata), l’autunno prima.
“Finiva per zeta”, sono le tre parole che Casiraghi pronuncia; davanti alle quali Zeman ha
un’illuminazione, “ma certo, Gomez”, bofonchia, con l’impressione di recuperare quel nome tra
lontani ricordi. Ringrazia Casiraghi, compone il numero di Perinetti e dice al d.s. di volare alle
Canarie e di acquistare Gomez. “Se è vero che Stam e Nadal costano troppo, Gomez andrà bene lo
stesso: lo conosco bene”. Detto e fatto. “Dammi tre parole, sole, cuore e amore”, dice la canzone: e
sole, cuore e amore sono le prime tre cose che Gomez trova ad accoglierlo al suo arrivo a Roma.
Più una quarta: soldi. Sensi lo ha acquistato per 6 miliardi di lire facendolo firmare per 4 anni a 1,6
miliardi a stagione. “Avevo sempre sognato di finire in una grande squadra – confessa Cesar –, ma
quello che non avevo osato immaginare è l’aspetto economico del contratto”. Cesar è allibito, ma
Zeman lo è di più. Chiuso nei suoi silenzi, sta pensando che il difensore che a Tenerife aveva messo
la museruola a Casiraghi se lo ricordava diverso. Chiacchierando con lui, a fine presentazione,
apprende che a Tenerife faceva coppia in difesa con un nazionale uruguagio di 6 anni più giovane,
ex Independiente, Pablo Paz. Avete capito bene: Paz. “Finiva per zeta”, gli aveva detto al telefono
Casiraghi. Zeman si sente male: vuoi vedere che…
Il Gratta e Vinci nel 1997 non c’era ancora, ma il primo vincitore del fortunato concorso “Turista
per Sempre” è ancor’oggi, ad honorem, Cesar Gomez: che incassò 6,4 miliardi di vecchie lire per
fare, letteralmente, il turista a Roma. Giocò in tutto 88 minuti: cinque in Roma–Napoli 6–2 (dall’85’
al posto di Aldair), uno in Fiorentina–Roma 0–0 (dal 90’ al posto di Petruzzi) e ottantadue, prima di
essere sostituito, nel fatale derby Roma–Lazio 1–3 dell’1 novembre, giorno di tutti i santi (specie
quelli laziali) in cui Zeman si trovò di colpo senza Aldair e Petruzzi, e assieme a Servidei dovette
mandare in campo lui, Gomez, quello che finiva per zeta come Paz. Mancini e Casiraghi andarono a
nozze, in 10 contro 11 la Lazio stravinse. In quei 4 anni Gomez non saltò mai un allenamento,
rifiutò ogni ipotesi di cessione, comprò una concessionaria all’Eur e grazie ai compagni, che
testimoniarono a suo favore contro Sensi e Capello, vinse la causa che la Roma gli intentò per
liberarsi di lui. Leggenda vuole che un giorno, a fine allenamento, un tifoso lo chiamò e gli disse:
“A Cesar, ce l’hai ‘na penna che te faccio ’n autografo?”. Lui non si scompose. E tirò dritto.