Tokyo 2020: la grande giornata del canottaggio

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Canottaggio – L’Italia del canottaggio fa la storia, conquistando a Tokyo la prima medaglia olimpica in una barca femminile nei 45 anni che le donne gareggiano alle Olimpiadi nello sport del remo (il canottaggio femminile ha debuttato ai Giochi di Montreal 1976). È accaduto oggi, grazie all’exploit del doppio Pesi Leggeri femminile di Federica Cesarini e Valentina Rodini che, sulle acque del Sea Forest Waterway, hanno conquistato, al termine di una finale al cardiopalmo, una straordinaria medaglia d’oro. Un primo gradino del podio maturato per soli 14 centesimi sulla Francia e 49 sull’Olanda, recuperate dalle azzurre nelle ultime battute. A dare ulteriore lustro alla competitività della gara che ha visto trionfare l’Italremo, il fatto che la Gran Bretagna, quarta classificata, sia rimasta giù dal podio per appena un centesimo, e distante solo mezzo secondo da Cesarini e Rodini.
Grazie al sogno realizzato da Federica e Valentina, l’Italia torna sul gradino più alto del podio dei Giochi Olimpici nel canottaggio 21 anni dopo l’ultima volta, datata Sydney 2000 (vittoria del quattro di coppia maschile di Simone Raineri, Rossano Galtarossa, Alessio Sartori, Agostino Abbagnale). A impreziosire la storica giornata azzurra è giunta anche la medaglia di bronzo nel doppio Pesi Leggeri maschile di Stefano Oppo e Pietro Willy Ruta. I due azzurri hanno coronato così un quinquennio di grande continuità, nel corso del quale sono stati in grado di non scendere mai dal podio dei grandi eventi internazionali, avendo infatti conquistato dal 2017 al 2021 tre medaglie d’argento ai Mondiali ed un oro, un argento e tre bronzi agli Europei. Nella finale che premia la loro tenacia con il bronzo olimpico, la medaglia d’oro va all’Irlanda, mentre quella d’argento è per la Germania.
Con le due medaglie di ieri l’Italia del canottaggio chiude l’Olimpiade di Tokyo 2020 con un oro e due bronzi, avendo ottenuto ieri la terza piazza nel quattro senza maschile, migliorando così il medagliere di Rio 2016 (due medaglie di bronzo, due senza e quattro senza maschili). Per quanto riguarda l’unica semifinale che oggi ha visto impegnati i colori azzurri, quella del singolo maschile, dopo una gara all’attacco al fianco dei migliori chiude al quarto posto Gennaro Di Mauro, alle spalle di Norvegia, Croazia e Lituania. Oggi, il diciannovenne sculler azzurro disputerà, dunque, la finale B.
Nelle finaline disputate ieri, invece, si registrano un quinto e un sesto posto per i due senza dell’Italia, quello maschile di Vincenzo Abbagnale e Giovanni Abagnale e quello femminile di Aisha Rocek e Kiri Tontodonati, che chiudono così rispettivamente all’undicesimo e al dodicesimo posto assoluti. Domani, ultima giornata olimpica per il canottaggio a Tokyo, Italremo impegnato in una sola gara, la finale B del singolo maschile di Di Mauro, in programma alle ore 9.15 (le 2.15 in Italia).

Federica Cesarini (capovoga, Fiamme Oro-Gavirate): “Questi anni hanno rappresentato un percorso di alti e bassi. Ho avuto diversi problemi di salute. Le ho passate tutte, ma ho comunque coronato il mio sogno. Ci ho creduto sempre, ho avuto timore solo nei giorni in cui Valentina è stata ferma, tra maggio e giugno. Sono arrivata anche a non dormire per la preoccupazione. Dopo tutto, Valentina è il mio prolungamento, viviamo una simbiosi ed è naturale sia così.
Nei giorni in cui è stata ferma mi sono riadattata, in Coppa del Mondo ho fatto il singolo a Lucerna e poi a Sabaudia il doppio con Silvia Crosio, entrambe gare andate molto bene, ma è stato difficile. Poi quando siamo risalite assieme in barca, tutto è stato come prima. Anche qui, pur avendo passato giorni difficili tra lo stop alle gare, l’incubo Covid e la vicenda di Bruno Rosetti che ci ha colpito molto, eravamo concentrate, piene di adrenalina ma consapevoli di potercela fare a ottenere questo risultato. Ci sono arrivata grazie alla mia famiglia, a mio fratello, al mio fidanzato Luca Chiumento, qui come riserva e che mi dà grande equilibrio con il suo carattere, alla Canottieri Gavirate da dove sono partita e dove torno sempre appena possibile, alle Fiamme Oro che nel 2017 mi hanno accolto nella loro famiglia. Sono felice. Adesso però voglio riabbracciare la mia famiglia, e andare finalmente in vacanza!”.

Valentina Rodini (numero due, Fiamme Gialle): “È stata una gara fantastica, a 15 colpi dalla fine ho chiamato il via che ci ha permesso di balzare davanti, ma gli ultimi cinque colpi non finivano mai! Dopo il traguardo, ho avuto subito la sensazione che fossimo medaglia d’oro, ma c’era incertezza e ho voluto aspettare la conferma del tabellone. Poi è esplosa la gioia che doveva esserci al termine di una finale come questa. L’abbiamo gestita bene, volevamo non strafare nella prima parte per poi partire dai 1000 metri in avanti, anche se poi le condizioni del campo e la gara, per come si stava mettendo, ci ha costrette ad anticipare un po’ i nostri piani. Rispetto a ciò che ci eravamo prefissate di fare, ho dovuto chiamare anche un via in più, poi a 500 metri dall’arrivo avevo capito che eravamo lì per giocarci l’oro, e nonostante il lago difficile siamo riuscite con una grande chiusura a prenderci la vittoria. Siamo state a lungo tutte sulla stessa linea, ma sinceramente non ci ho fatto caso, per me in barca esiste solo la schiena di Federica, sono la sua ombra, e abbiamo lo stesso cuore e la stessa testa, nonostante due caratteri diversi, nel gestire le gare. Quando ho realizzato di avere la medaglia d’oro al collo, ho sentito la barca che, pur ferma, continuava a scorrermi sotto. La dedico a Simone, mio fratello, punto fermo della mia vita. Alla mia famiglia, naturalmente a Federica. Poi la dedico alle mie due società, la Bissolati a Cremona, dove sono cresciuta in un gruppo di ragazze fantastiche, e le Fiamme Gialle, che ora sono la mia famiglia. Soprattutto un grazie particolare va a Gigi Arrigoni, mio tecnico sia alla Bissolati che in Nazionale che ha sempre creduto in me, anche quando non ci credevo io.
Mi ha spronata, abbiamo litigato, abbiamo avuto divergenze, ma se Gigi si pone in questo modo, è perché ci crede più di te, e fa in modo di spronarti ad avere lo scatto necessario affinché ci creda anche tu. Ha avuto ragione. In Rocco Pecoraro, mio tecnico in Fiamme Gialle, ho trovato un’altra figura centrale, anche lui ha sempre scommesso sulle mie qualità, e per questo lo ringrazio. Grazie infine anche all’Università che frequento, UNIMORE, e ai professori che ho incontrato e che hanno sempre sostenuto le mie esigenze relative alla pratica del canottaggio. È anche grazie a loro se sono campionessa olimpica e allo stesso tempo a soli cinque esami dalla laurea”.

Pietro Willy Ruta (capovoga, Fiamme Oro): “Torno a casa con il bronzo olimpico dopo un percorso lungo e pieno di insidie, nel corso del quale non ho mai smesso di credere a ciò che volevo ottenere, anche nei peggiori momenti. Ho fatto molte esperienze, gareggiato ovunque nel mondo, e alla fine di questo cammino ho coronato il mio sogno. Ancora non ci credo, tocco in continuazione la medaglia per realizzare cosa è successo. Con Stefano abbiamo vendicato il quarto posto di Rio, avevamo delle aspettative per quella finale, poi andò come andò. Oggi invece tutto è andato perfettamente, abbiamo avuto anche un po’ di fortuna, e adesso mi godo questa medaglia, che ti cambia la vita. Per quanto riguarda la gara, avremmo voluto attaccare di più Irlanda e Germania, ma la nostra corsia era molto disturbata, il vento era pericoloso e viste anche le molte cose accadute nelle gare di ieri, che nel bene e nel male ci hanno interessato, abbiamo preferito gestire il percorso, perché questo lago non permette errori. Dedico questa medaglia alla zona del lago di Como, per quello che sta passando, e alla mia società, cui ho finalmente regalato questo risultato”.

Stefano Oppo (numero due, Carabinieri): “Finita la gara, tra la fatica e l’emozione, non riuscivo a parlare. Abbiamo rispettato la nostra tattica fino ai 1000 metri, poi sono andati via e volevamo attaccare per restare con loro, ma era importante non lasciarsi prendere dalla foga, quello che è successo ieri alla Norvegia era ancora davanti ai nostri occhi, per qualche colpo ho rivisto anche i fantasmi di Rio, quindi mi sono detto che era bene far prevalere la freddezza e l’attenzione, perché sono cinque anni che lavoravamo a questo traguardo, e non potevamo non raggiungerlo. Per farlo, ci abbiamo messo un anno in più, non so se sia stato un bene o un male, noi lo scorso anno eravamo più che pronti per questa Olimpiade, ma poi è andata così e l’importante era essere pronti anche quest’anno. Questa medaglia vale tantissimo, per me come per la mia Sardegna, mi seguono molto, e magari qualcuno mugugnerà anche perché non ho vinto l’oro o l’argento! Scherzi a parte, mi vedono quasi come una bandiera, e per me era importante ricambiare l’affetto della regione per me. Partendo da lì, da Oristano e la sua Canottieri, ho girato l’Italia per arrivare a questa medaglia, dal College Remiero federale di Piediluco all’università a Ferrara, per il cui CUS ho remato in più di una occasione, a Firenze e la Canottieri, dove ho raccolto i risultati che mi hanno permesso di poter essere oggi nei Carabinieri, che ringrazio particolarmente per la costante attenzione nei miei confronti. Questa medaglia è un po’ di tutti queste città, di tutte le loro società, perché ogni posto mi ha dato qualcosa di utile per salire sul podio olimpico. Infine, la dedica più grande: la mia fidanzata Camilla, la mia famiglia, mio fratello Matteo, sono fondamentali per me. Chiudo con un pensiero per la Sardegna che brucia. Spero di avergli regalato una ragione per sorridere”.
Il presidente Giuseppe Abbagnale è felicissimo: “Siamo venuti a Tokyo con un obiettivo ben preciso: cercare di migliorare il risultato di Rio de Janeiro e devo dire ad oggi, nonostante tutte le vicissitudini in cui siamo andati incontro, che ci siamo riusciti sotto molteplici aspetti. Abbiamo portato cinque equipaggi in finale e di questi, per la prima volta, e tra questi due femminili. Abbiamo vinto un oro storico con il doppio Pesi Leggeri femminile e due bronzi maschili con il quattro senza e il doppio Pesi Leggeri. Medaglie che potevano essere anche di colore diverso.
Le cose che mi preme sottolineare è la qualità del lavoro svolto dal settore tecnico, che si è vista in molteplici aspetti, e la caparbietà e la determinazione con la quale la squadra ha affrontato questi Giochi olimpici, sempre compatta e motivata a dare il meglio. La grande delusione è stata quella, purtroppo, di non aver visto il pubblico poter godere di questi meravigliosi impianti e delle prestazioni degli atleti in gara. Questa nazione, il Giappone, era in grado di ospitare una delle più belle edizioni dei Giochi olimpici e lo si è visto. Il mio ringraziamento va in primis agli atleti e a tutto lo staff tecnico e medico, alla Team Manager, al tutte le strutture federali che hanno saputo organizzare, in questi cinque anni, il lavoro al meglio. Un grazie a tutte le società remiere italiane che hanno supportato a dovere il lavoro di questa meravigliosa squadra. Ma domani (oggi) dobbiamo ancora tifare per il nostro singolista, Gennaro Di Mauro, che sta facendo bene e domani tenterà di posizionarsi il più in alto possibile nella finale B”.




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