Cinema – Film – Il professore cambia scuola

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“Il professore cambia scuola” è un’interessante commedia di Olivier Ayache-Vidal con Denis Podalydès, Abdoulaye Diallo, Tabono Tandia, Pauline Huruguen, Alexis Moncorge.

François Foucault è professore di lettere presso il prestigioso Liceo Henri IV di Parigi. Una serie di eventi lo conduce ad accettare l’assegnazione di una cattedra, per la durata di un anno, in un istituto della banlieue parigina. Dovrà confrontarsi con i limiti del sistema educativo tradizionale e mettere in discussione i suoi valori e i suoi pregiudizi.

Il regista Olivier Ayache-Vidal del suo film dice: “Sono sempre stato interessato, sicuramente per via del mio ambiente familiare, al settore dell’istruzione scolastica, alle questioni relative alla pedagogia e all’uguaglianza di opportunità all’interno del sistema educativo. Sono stato quindi portato naturalmente a lavorare su un soggetto che affrontasse questi temi. E in seguito, ho sentito il desiderio di raccontare lo scontro tra due mondi, due realtà sociali”.

“Consapevole che non mi sarei potuto accontentare dei miei ricordi d’infanzia, dovevo entrare nella pelle del mio personaggio principale e confrontarmi con una realtà liceale contemporanea. Ho fatto scouting, visitato molte scuole tecniche e professionali, ho incontrato insegnanti e associazioni e mi sono reso conto che i problemi più importanti per gli studenti erano relativi alle scuole superiori come cerniera tra l’infanzia e l’età adulta. È durante questi quattro anni che avviene una mutazione, si forma il carattere e prende il via un orientamento personale e professionale. Ho vissuto al ritmo di cinquecento studenti e quaranta professori dell’istituto Maurice Thorez de Stains per più di due anni, il tempo necessario ad osservare questo universo così complesso. Il preside della scuola mi ha aperto l’accesso alle aule, ai consigli di classe, alla sala insegnanti, agli incontri pedagogici e a tutto ciò che riguarda la vita di tutti i giorni in un istituto superiore, permettendomi di avvicinarmi il più possibile alla realtà. Volevo essere realistico, non per avvicinarmi documentario, ma per rafforzare la finzione. A contatto con gli studenti, mi è stato chiaro da subito che loro erano gli unici in grado di trasferire le loro parole sullo schermo e che nessuno meglio di loro avrebbe potuto incarnare quei personaggi. Pertanto, solo i ruoli principali della sceneggiatura sono stati interpretati da attori professionisti. Questo film non è destinato a mostrare una verità sulla capacità del sistema educativo nazionale francese né a fornire risposte e soluzioni per le scuole situate in zone “difficili”. Ispirato alle recenti, contraddittorie opere di Philippe Meirieu e Liliane Lurçat, mi piacerebbe che il mio film possa offrire una fotografia dell’istruzione pubblica e aprire il dibattito sulle possibili risposte che l’educazione nazionale può dare a questi studenti, a cui è difficile proporre un modello pedagogico unitario.

François, interpretato da Denis Podalydès, è professore da diversi anni in una prestigiosa scuola superiore quando viene nominato per una cattedra in una “zona d’istruzione prioritaria”. Forte della sua esperienza e delle sue idee preconcette, è convinto che presto sarà in grado di indirizzare per la retta via i giovani della banlieue e che, per la maggior parte, il suo obiettivo consiste nell’insegnare quel rigore che è stato troppo a lungo trascurato. A confronto con una situazione che va oltre le sue previsioni, si rende conto che uno stesso metodo non produce i medesimi effetti ovunque e dunque, sfortunatamente, le teorie che hanno forgiato i suoi principi educativi fino ad allora rivelano i loro limiti di fronte a situazioni “difficili”. Questa sensazione spaventosa ed eccitante della necessità di una ricerca perpetua di una pedagogia adatta a ciascun caso è l’argomento che ha guidato il mio lavoro e che il film cerca di proporre. Non voglio che questo professore sia un “eroe”. Deve suscitare empatia e consentire l’identificazione, grazie alla sua posizione di “ingenuo” a cui devono essere aperti gli occhi. Il suo obiettivo è inizialmente puramente egoista e pretenzioso. Lui desidera principalmente convalidare le sue teorie ed è distante dalla volontà di aiutare i giovani della banlieue. Questa posizione da “colonialista” lo porterà al fallimento e per uscirne dovrà trovare la sua strada verso una pedagogia alternativa.

 

 




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