Nelle sale cinematografiche il film-denuncia L’Esodo, tratto da una storia realmente accaduta

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E’ uscito nelle sale cinematografiche, riscuotendo successo di pubblico e di critica, il film-denuncia L’Esodo, tratto da una storia realmente accaduta, ha lo scopo di raccontare, per la prima volta, una pagina amara della recente politica del nostro paese.

Ad interpretare Francesca, sessantenne “esodata” che finirà ad elemosinare per necessità e protesta, è un’inedita Daniela Poggi, che festeggia 40 anni di carriera con un ruolo delicato e complesso, che le ha già permesso di trionfare come miglior attrice protagonista in tutti i festival in cui è stato presentato il film.

L’esodo nasce da un’idea del regista Ciro Formisano, qui al suo debutto in un lungometraggio, che ha sposato la causa di quel numero sempre crescente di uomini e di donne che, con l’entrata in vigore della Legge dell’ex Ministro Fornero e il suo innalzamento dell’età pensionabile, si sono improvvisamente trovati in un limbo: troppo vecchi per il lavoro e troppo giovani per la pensione, senza reddito e senza ammortizzatori sociali. Una causa su cui vanno riaccesi i riflettori perché, ancora oggi, 5.000 esodati attendono di essere salvaguardati e sperano nella prossima Legge di Stabilità, che proprio a ridosso dell’uscita del film dovrebbe essere approvata.

La storia ha inizio nel 2012. anno del governo tecnico Monti.
Francesca, 59enne, si ritrova improvvisamente nella condizione di esodata, e quindi senza alcun reddito. Anche con Mary, la nipote che vive con lei, la situazione precipita, proprio a causa del disprezzo che l’adolescente prova per la miseria in cui sono piombate.
Non trovando alcuna soluzione, dopo aver bussato a numerose porte Francesca finisce a mendicare in Piazza della Repubblica a Roma. Le persone che attraversano quotidianamente la piazza rimangono colpite dalla sua immagine, così distinta e così lontana dallo stereotipo della mendicante. Francesca incarna la nuova povertà italiana.
Tenendo la nipote all’oscuro di tutto, la donna riesce a superare l’imbarazzo dei primi giorni e a conoscere diverse persone incuriosite dalla sua condizione e frequentatori della piazza. Tra questi, il tedesco Peter, uno dei primi che riesce a strapparle un sorriso e con cui intraprende una tenera amicizia; un’irriverente zingara che cerca di cacciarla per difendere “la sua zona”; Cesare, un coatto dal fare misterioso ma affidabile, che tenta di infervorare l’animo della donna, aizzandola alla protesta. Le cose si complicano però, quando Mary sorprende Francesca mentre mendica in piazza e una giornalista le chiede di raccontarle la sua storia.

Il regista Ciro Formisano descrive così il suo lavoro cinematografico: “L’Esodo è un film che tenta di ricostruire e fermare nel tempo un anno fatidico della storia socio-politica Italiana, prendendo spunto da un fatto realmente accaduto, dalla storia di un’esodata che ho intervistato durante le riprese del documentario “Figli dell’Esodo” e che ha chiesto di restare nel più completo anonimato.
È un film che vuole muoversi liberamente tra i punti di vista dei diversi personaggi, con una fotografia instabile, colori freddi, assenze totali di dissolvenze e morbidezze, costanti sfocature delle immagini che danno un taglio duro, quasi rubato, di uno Streetmovie senza carezze per lo spettatore.
Un movimento narrativo corale dove i protagonisti sono però molto attuali, e ruotano attorno a una mamma-nonna, colei che incarna la nuova Italia, fragile, povera, insicura, piena di rabbia, che rivendica la promessa di un benessere che le era stato promesso, ma che non è stato mantenuto.
L’idea di questo film l’ho avuta tre anni fa quando ho iniziato a seguire la vicenda degli esodati, identificandola come quella che sarebbe stata la più dura conseguenza del governo dei “Professori” e della grave rottura di un patto tra stato e cittadino.
Per anni ho continuato a seguire e filmare, raccogliere testimonianze di Esodati provenienti da tutta Italia, durante le manifestazioni, i presidi, le dure proteste che però contraddistinguevano la categoria di queste persone rispetto ad altre, per la loro enorme civiltà. Per una dignità mai persa, nonostante molte persone conoscevano la miseria per la prima volta nella loro vita e dopo una vita di lavoro.
Inizialmente l’idea di questo film non fu bene accolta da molti del comitato degli esodati, perché credevano che la storia di Francesca, se pur prendendo spunto da una vicenda vera, sarebbe stato un caso limite che avrebbe dato ben poche identificazioni da parte degli stessi.
Più il tempo passava, meno soluzioni giungevano in aiuto dai nuovi governi, più la condizione degli esodati non salvaguardati andava inasprendosi e più l’idea del film L’Esodo trovava consensi.
L’enorme platea (400.000) degli esodati ed ex esodati cosiddetti “salvaguardati” attendono questo film per ergerlo come simbolo di memoria e di lotta per quel numero ancora enorme di non salvaguardati che è stato ancor meno fortunato della protagonista di questo film”.

Daniela Poggi è la protagonista del film e spetta a lei il compito d’interpretare l’esodata.
“Inginocchiata ho provato il dolore forte di chi sente il vuoto dentro di sé”. Francesca è una donna semplice e dignitosa, ha l’eleganza naturale e e si aggira per i portici di una delle più belle piazze di Roma. Gira, rigira, va avanti, torna indietro, tentenna, poi si ferma. Si guarda intorno, spinge il suo corpo verso una colonna e poi si piega. Per elemosinare. Francesca è un’esodata”.
Non ha più un lavoro, non può avere una pensione, è rimasta intrappolata nel limbo creato dagli errori della Legge Fornero, non ha più una liquidazione, ha una nipote a suo carico, un affitto da pagare e non riesce a trovare un lavoro perché a 60 anni non è facile in questo paese.
“Quando ho letto il copione ho pianto, ho chiamato il regista, e gli ho detto che volevo affidarmi a lui del tutto, che mi fidavo. E per 15 giorni abbiamo girato ininterrottamente, giorno e notte, mi son cambiata sotto i portici o nei bar. Doveva venir fuori un film molto vero e anche girare in questo modo non convenzionale lo ha reso tale. Sa quanta gente mi è venuta addosso mentre stavo inginocchiata guardando il cellulare o con le cuffiette perché la gente, anche davanti al cartello
’esodata’ la gente non guardava e noi avevamo telecamere nascoste, quindi io ero solo una poveraccia che chiedeva l’elemosina,invisibile per la maggior parte della gente”

Ma come si è preparata al difficile ruolo Daniela poggi?
“Sono andata a leggermi tutte le testimonianze mi sono informata sulla legge Fornero e su tutti quelli che ha lasciato senza lavoro e senza pensione, appunto gli esodati .E poi mi sono guardata intorno, cosa che faccio sempre quando vado in giro per le strade e allora mi son venute in mente le tante immagini afferrate in questi anni. Ho pensato a quante volte ho visto gente raccattare roba nei cassonetti, ho pensato ai tanti che vanno a chiedere il pasto. Allora facilmente sono diventata Francesca lei è entrata dentro di me. Non sono madre ma sono madrina di una ragazza che accompagno da sedici anni e so cosa vuol dire avere al fianco una ragazzina che vorrebbe essere al pari degli altri, non avere meno degli altri, quindi ho capito il disagio di una donna che non può dare alla nipote nulla di tutto questo”.

“ Stare in ginocchoo significa provare un dolore immenso perché in ginocchio vedi la gente dal basso e devi alzare la testa, è un rialzarsi per esistere e dentro di te c’ è il vuoto, il nulla, la rabbia, vorresti urlare, reprimi un dolore interiore causato da un’ingiustizia assurda”.

“Anche la mia vita è cambiata molto negli ultimi anni, la vita di tanti credo. E’ una sorta di nuova povertà che stiamo vivendo. Pensando alla donna che ho interpretato sentivo l’assenza di amici, di conoscenze acui chiedere aiuto, ha speso la liquidazione per la figlia, deve gestire la nipote. Io ho pensato che,se invece dell’attrice avessi fatto un altro lavoro, sarebbe potuto accadere anche a me. Quando non hai alternative c’è l’elemosina o la morte e infatti tanti sono morti. Grava la morte di tante persone sulle coscienze dei politici di ogni parte. E vale anche per Equitalia che non ha beccato i veri evasori ma ha massacrato i poveracci”.

“Per me è stata una scelta azzardata, un errore, un’incoscienza. Non penso che la Fornero possa sbagliare ma credo che vengono fatte delle scelte europee con tagli trasversali che possono portare degli orrori, come l’allungamento dell’eta a 67 anni. Non facciamo che lamentarci per i giovani che non hanno lavoro e lasciamo inchiodati ai loro posti gli anziani che a una certa età, almeno in certi lavori, diventano pericolosi per se e per gli altri. Allora prima di pensare alle regole europee pensiamo al buon senso. La politica deve pensare ai propri cittadini mentre oggi i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri perché siamo in un sistema in cui la finanza e le banche dettano le regole”.

Spero che un film come questo susciti il desiderio di stare più attento a chi ha meno di noi, stimoli un maggior rispetto verso l’altro”.




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