Everest: la montagna “cresce” nonostante le microplastiche

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Everest – Il monte Everest è un po’più alto secondo nuove stime, diventate ufficiali, concordate tra la stessa Cina e il Nepal. In realtà questa stima arriva dopo anni di dibattiti in quanto gli scienziati cinesi erano soliti misurare senza considerare la copertura di neve e ghiaccio sulla cima.

Già nel 1999 la National Geographic Society giunse alla conclusione che la montagna era alta 8850 metri, stima mai riconosciuta ufficialmente dal Nepal men che meno dalla Cina. Quest’ultima, intanto, durante questi anni, ha realizzato le proprie stime assestandosi su 8844,43 metri. Questa cifra provocò dissapori con in Nepal e questa “lite” si risolse solo nel 2010 quando si giunse alla conclusione che la stima cinese non aveva tenuto conto della calotta nevosa sulla punta.

Ora l’altezza concordata tra i due paesi, rivelata durante una conferenza stampa a Katmandu, è di 8.848,86 metri, ossia 86 cm in più rispetto alla misura nepalese e quattro metri in più rispetto alla stima cinese (quella che non considerava il ghiaccio sulla punta).
Gli scienziati dei due paesi sono arrivati a questo accordo dopo che, nella scorsa primavera, un team di topografi nepalesi, dopo aver raggiunto la vetta della montagna, ha usato varie apparecchiature, tra cui un ricevitore Global Satellite Navigation System (GNSS), per stimare l’altezza della montagna.

Quest’anno poi c’è stata anche una spedizione cinese, proprio durante la pandemia di COVID-19, e i topografi cinesi hanno calcolato la propria stima. Alla fine, la stima finale era il valore medio tra le misurazioni dei tecnici nepalesi e di quelli cinesi.

La notizia giunge pochi giorni dopo quella sulle microplastiche.  Un team di ricercatori ha infatti analizzato i campioni prelevati dalla neve e da alcuni ruscelli ad un’altezza di circa 8440 metri sul livello del mare trovando notevoli quantità di microplastiche.
Già descritto come la “discarica più alta del mondo” a causa delle numerose spedizioni si tengono ogni anno, il monte Everest, in particolare le aree vicino alla cima, non è stato mai studiato a dovere per quanto riguarda l’inquinamento da questa forma di plastica, come spiega Imogen Napper, esploratrice del National Geographic e ricercatrice dell’Università di Plymouth.

Secondo la scienziata queste plastiche, essendo di dimensioni molto contenute, finanche infinitesimali, sono molto più difficili da rimuovere rispetto ai detriti più grandi e proprio per questo rappresentano una tipologia di inquinamento, benché più difficile da vedere, ancora più grave.
Queste minuscole particelle di plastica provengono dalla “scomposizione” degli oggetti plastica di cui facciamo uso ogni giorno. Diventano così piccoli che molto spesso possono essere trasportati anche dall’aria e quindi possono percorrere distanze enormi e arrivare in punti in cui mai crederemmo di trovarle.

“L’Everest è un luogo che ho sempre considerato remoto e incontaminato. Sapere che stiamo inquinando la cima della montagna più alta è una vera rivelazione”, spiega la Napper nel comunicato stampa.
I campioni sono stati raccolti durante alcune spedizioni sulla montagna avvenute nella primavera del 2019. I campioni prelevati mostravano quantità “significative di fibre di poliestere, acrilico, nylon e polipropilene”, come spiega la scienziata. Per la maggior parte, probabilmente, provengono dagli indumenti che usano gli arrampicatori così come dagli oggetti che usano per aiutarsi nell’arrampicata o anche solo per pernottare, come tende, corde, eccetera. E questo senza dimenticare i vari contenitori di cibo e bevande di cui devono necessariamente fare uso.

Si tratta dell’inquinamento da microplastica presente all’altezza più grande mai individuato e certificato fino ad ora. Secondo i ricercatori, gli stessi produttori di abbigliamento e di attrezzature per arrampicatori ed escursionisti delle montagne dovrebbero sviluppare prodotti più “sostenibili”, prodotti che in particolare riducano la dispersione delle fibre di microplastiche nell’ambiente. Ma anche gli arrampicatori e gli stessi escursionisti dovrebbero essere pienamente consapevoli dell’impatto che hanno sull’ambiente quando organizzano spedizioni del genere.
In precedenza le microplastiche erano state scoperte anche nei profondi abissi degli oceani così come letteralmente in ogni ambiente immaginabile e il fatto che si trovino anche sulla cima della montagna più alta del mondo fa comprendere quanto gli esseri umani stiano influenzando l’ambiente circostante ad un livello globale.




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