Politica – Per Draghi una dura e rumorosa contestazione a Napoli

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Politica –  Tempi duri per il presidente del Consiglio Mario Draghi. mentre il “governo dei migliori” resta ancorato alle poltrone tra dispute e divisioni, l’ex banchiere ha trascorso una giornata “difficile” a Napoli.

Il Presidente del Consiglio ha firmato nel capoluogo partenopeo,  al Maschio Angioino, il Patto per Napoli: un finanziamento a fondo perduto di un miliardo e 231 milioni di euro distribuiti in 21 anni. Successivamente si è recato in visita presso la Basilica di Santa Maria della Sanità, accompagnato dal sindaco Gaetano Manfredi e dal Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.

“Assassino, ci stai portano in guerra”

Nel momento in cui i tre stavano salendo nelle auto blu per allontanarsi dal quartiere, la folla ha contestato in particolar modo Mario Draghi e Vincenzo De Luca. Per quanto riguarda Draghi, i contestatori gli hanno indirizzato slogan per dirgli di destinare i fondi per l’acquisto di armi alla sanità pubblica: “Assassino, ci stai portando in guerra”, oltre ad altri insulti. De Luca, che ha la delega alla Sanità della Regione Campania, è stato accusato del rischio chiusura per l’ospedale San Gennaro: “Munnezza, sei una schiuma. Apri il San Gennaro”, gli ha detto una donna. Le frasi pronunciate verso i due sono distintamente udibili nel video.

«Aumentano le tasse, dimezzano i salari. Coi nostri soldi pagate i militari» è il coro che hanno gridato, già dalle 6 e mezza di questa mattina, alcuni manifestanti del Movimento disoccupati 7 novembre che hanno “violato”, per circa un’ora, la zona rossa istituita intorno al Maschio Angioino, dove alle 11 – nella sala dei Baroni – è stato siglato l’accordo tra il Governo ed il comune partenopeo: «L’obiettivo del piano è colmare i divari territoriali, ormai insopportabili» ha spiegato lo stesso Premier nel corso dell’incontro.

«No armi, si lavoro» è, invece, il testo apparso su uno striscione esposto dai disoccupati  all’esterno del Castel Nuovo. Prima che le forze dell’ordine li invitassero a lasciare la zona rossa per farli dirigere verso la vicina piazza Municipio. Qui, per tutto il corso dell’incontro, ha avuto origine una spiccata protesta andata avanti per diverse ore. Alcune centinaia di antagonisti sono scesi in piazza per contestare la firma del “Patto per Napoli”, mentre altri semplicemente per palesare il proprio dissenso verso la presenza dell’ex presidente della Bce in città. Tra questi c’erano i disoccupati del Movimento 7 novembre, rappresentanze dell’unione sindacale di base, Potere al Popolo, il coordinamento No Green Pass napoletano, alcuni operai dell’ex Whirlpool di Napoli ed anche una delegazione dell’associazione popolare casa mia, nata per contrastare gli abbattimenti delle abitazioni abusive.

Molti di questi si dicono scettici dell’accordo istituzionale – che potrebbe essere una boccata d’aria fresca per il debito comunale che oggi tocca la soglia dei 5 miliardi – mentre altri hanno criticato, con cori e striscioni, la posizione dell’Italia nel triste conflitto in Ucraina, chiedendo anche la fuoriuscita del Paese dal patto Atlantico della Nato: «La sovranità degli italiani – ha gridato un manifestante, col megafono rivolto verso il Castel Nuovo – appartiene al popolo italiano e non a Draghi e agli americani».

 

 

Nel mentre una delegazione dell’Usb ha raggiunto la piazza portando un’enorme pacco di cartone dove erano raffigurati i volti del Premier e del sindaco di Napoli. «No alla svendita del patrimonio immobiliare, No alle privatizzazioni, giù le mani dalle aziende partecipate», sono alcuni dei messaggi che si leggono sopra lo scatolo che i sindacalisti hanno portato “in processione” verso il cordone degli agenti delle forze dell’ordine che, in tenuta antisommossa, bloccava l’accesso di via Vittorio Emanuele III.

 

Parallelamente, agli incontri con le rappresentanze di quei “divari territoriali” di cui ha parlato lo stesso Draghi, che trovano i propri volti negli sguardi dei lavoratori precari e dei disoccupati che oggi erano in piazza, la mobilitazione si è – in modo abbastanza spontaneo – divisa in due schieramenti ben diversificati. Una rappresentanza dell’unione sindacale di base, seguita da alcuni attivisti di Pap, ha tentato un breve corteo, per arrivare verso la vicina via Marina. Ma è stato repentinamente bloccato da un cordone delle forze dell’ordine che gli ha impedito il passaggio, nei pressi del teatro Mercadante.

«Qui in piazza – ha spiegato dal megafono Marco Sansone, sindacalista dell’Usb Campania –  ci sono i lavoratori che non riescono ad arrivare a fine mese: un dramma sociale. Mentre nel palazzo, il primo ministro ed il sindaco di Napoli, stanno discutendo di investire per privatizzare ancora e rendere più debole la classe operaia. Non gli è bastato distruggere tutto quello che era il lavoro in Italia, in un Paese dove il tasso di disoccupazione è altissimo, in una città e in una Regione dove ci sono più disoccupati che occupati. Qual è la loro soluzione? Investire nelle spese militari e tagliare il sociale».

Contemporaneamente una delegazione, circa un centinaio, di attivisti no Green Pass, sono rimasti in presidio a piazza Municipio, inscenando una sorta di comizio di fronte al blocco delle forze dell’ordine che impediva l’accesso al Maschio Angioino. Qui sono volate parole infuocate verso l’odierno esecutivo accusato di una «pessima ed autoritaria» gestione della crisi pandemica, mentre altri hanno sventolato anche qualche bandiera neoborbonica. Ma, tra le principali critiche mosse dagli antagonisti, spiccavano quelle verso il ruolo della politica nazionale nel contesto della crisi ucraina. Tra questi c’era anche la senatrice – ex movimento 5 stelle, oggi nel gruppo misto “L’alternativa c’è – Lista Del Popolo per la Costituzione” – Bianca Laura Granato: «Draghi è andato in consiglio d’Europa, dove stanno decidendo di portarci dentro la guerra dal momento che vogliono solo una resa incondizionata della Russia. Questo non è, sicuramente, un obbiettivo raggiungibile».

Ha raccontato la sanatrice ai presenti che inveivano contro la Nato e le spesa per la guerra. La protesta è terminata nel vicino McDonald di piazza Municipio. Quando, tra i manifestanti No Green Pass, si è sparsa la voce che un loro attivista, il prof Davide Tutino, era stato “bloccato” all’interno del fast food. Appresa la soffiata gli antagonisti si sono riversati, inferociti, verso il locale che è stato “salvato dalla folla” grazie ad un tempestivo intervento delle fiamme gialle, in tenuta anti sommossa, che si sono schiarate davanti all’ingresso del Mc. Dopo pochi e concitati attimi Tutino è stato fatto uscire dall’esercizio commerciale e la manifestazione si è pian pian sciolta.

 




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