Volley supervision – Alla scoperta di Mercedesz Kantor

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Volley – Oggi per Romanews intervistiamo Mercedesz Kantor schiacciatrice ex Zambelli Orvieto nella stagione 2018-2019 ora in forza tra le fila del Lugano volley nella serie A elvetica. Kantor figlia d’arte dello schiacciatore ungherese Sandor Kantor è nata a Modena l’8 settembre 1998, 182 centimetri di altezza ( dato estratto dal sito della lega Volley femminile) si trova in terra rossocrociata dal 2019 dove è capitano e top scorer della squadra attualmente in quinta posizione nel campionato elvetico.

Eccola l’intervista a Mercedesz  Kantor di Marco Boldini
1)  Mercedesz , come ti trovi a Lugano con le tue compagne di squadra e con lo staff?
Per rimanere in una società per cosi a lungo vuol dire aver trovato un ambiente piacevole, ormai Lugano è diventato la mia seconda casa, ho cambiato tante compagne di squadre questi anni ma devo dire la verità mi sono sempre trovata da dio con loro, c’era un bel rapporto sia in campo che fuori. All’ inizio il fatto di avere tante straniere in squadra mi spaventava ma poi dopo qualche mese ho capito che conoscere giocatori con altre culture, ed esperienze di vita poteva essere un punto a mio favore per crescere come persona. 
Come ben sai ho cambiato 3 allenatori in 3 anni, ora però sembra che la società abbia trovato il coach adatto al Volley Lugano, ed è Alberto Salamoni, italiano con esperienze a livello europeo. 
Per quanto riguarda lo staff e la società non ho mai avuto problemi si sono sempre affidate a me come giocatore credendo nelle mie potenzialità. E per questo gli sarò per sempre grata perché mi hanno aiutato a diventare il giocatore che sono oggi.
2) Sono ormai trascorse tre stagioni da quando sei in Svizzera e hai giocato anche in serie A2 italiana in passato (Orvieto) raccontami le differenze tra il campionato italiano e quello svizzero?
Una delle differenze più evidenti è al livello competitivo, in Italia puoi notare il cosi detto ‘cazzimma’ anche solo durante un bagherone, non dico che qui non ci sia ma è un pò diverso. Devo ammettere che anno dopo anno il livello del campionato svizzero sta crescendo. In Italia possono giocare 2 straniere in a1 e una sola in a2, mentre qui è l’esatto contrario, c’è l’obbligo di 2 svizzere in campo, questo perché purtroppo a livello nazionale la pallavolo non è molto conosciuta e praticata come in Italia, quindi acquistando straniere da tutto il mondo di conseguenza il livello del campionato si alza. 
3) Sei figlia d’arte! Tuo padre ha influito nel tuo avvicinamento al mondo della pallavolo o ti sei appassionata autonomamente?
Mi sono appassionata alla pallavolo da piccolissima, forse si, il fatto di seguire mio padre in giro per il mondo è stato uno dei fattori, ma ho scelto di praticarla perché mi piaceva passare del tempo con le mie amiche, compagne di squadra. Sicuramente avere una figura cosi importante della pallavolo a casa alcune volte non è facile da gestire, ma lui è stato sempre molto bravo a tenersi al di fuori dalle mie scelte, mi ha appoggiato su ogni cosa, c’è una frase che mi diceva sempre da piccola che mi ricordo ancora: “i genitori possono darti delle chiavi per aprire delle porte ma siete voi a decidere dove e se voler entrare”.
4) Hai origini ungheresi ma tu ti senti più italiana oppure ungherese?
Entrambi i miei genitori sono ungheresi ma io sono nata e cresciuta in Italia, quindi penso di averti già risposto alla domanda (ahahah), io mi sento Italiana dentro, sono legata a questo paese. Quando d’estate partiamo con la famiglia per l’ Ungheria a visitare i parenti io ho sempre la nostalgia e non vedo mai l’ora di tornare a ‘casa’.
5) In questi tre anni hai avuto modo di visitare la città di Lugano? Cosa ti ha colpito di più in maniera positiva o negativa rispetto ad una città italiana?
Se mi seguite sui social sapete che amo la natura, mi piacciono i posti nascosti in mezzo al nulla, girare a visitare posto sperduti pieni di storia o cultura inoltre amo fare hiking anche in montagna. 
Ho visitato tutta Lugano e dintorni, la Svizzera è famosa per la pulizia e il quieto vivere e devo essere onesta mi ci è voluto un pò di tempo per abituarmi a tutto ciò. Venendo da Roma poi… 
Qui nessuno ha fretta.
6) Se non avessi intrapreso una carriera sportiva nella vita che cosa avresti fatto?
Sono sempre stata appassionata e mi ha sempre interessato il mondo della televisione o della radio. Mi piace parlare e coinvolgere le persone, chiacchierare e fare interviste. Ho qualche esperienza passata e mi hanno sempre detto che ero molto brava e che potevo avere una carriera in questo mondo. Ma con lo sport che faccio purtroppo non ho ancora avuto modo di avvicinarmi a tutto ciò. 
Mi piace pensare al fatto che potrò realizzare questo sogno nel futuro, magari dopo la mia carriera sportiva.
7) Ad Orvieto eri allenata da coach Matteo Solforati raccontami un po’ di lui che tipo di allenatore è e come ti sei trovata in quel periodo?
Solforati o come lo chiamavamo noi ‘Bibo’ è stato uno dei allenatori che m i ha dato di più. A volte ripenso alla mia esperienza d’Orvieto e ci ripenso con il sorriso. Per me è stato il primo anno di serie A, ho avuto davvero il meglio, una squadra composto da ragazze professioniste e molto simpatiche anche fuori dal campo, alcune le sento ancora. Abbiamo fatto un campionato di altissimo livello, e siamo riuscite a giocarci anche la finale playoff per salire in A1, quindi come esperienza è stata fantastica. 
Bibo ha un modo d’allenare che a me è sempre piaciuto, sa quando essere l’amico di cui hai bisogno e quando invece deve essere più duro. Mi ha sempre dato la possibilità di farmi vedere quando le partite lo permettevano, credendo in me a volte anche in momenti importanti. 
Mi piaceva il modo in cui impostava gli allenamenti, facevamo tanto tecnica oltre al gioco che è la parte fondamentale per preparare una partita. 
Gli sono grata perché grazie a quell’anno ad Orvieto sono arrivata dove sono oggi. 
8) Ti piacerebbe tornare a giocare in Italia o comunque fare un’altra esperienza in un altro campionato europeo magari più competitivo rispetto a quello svizzero?
Certo perché no, sono molto aperta alle nuove esperienze, l’Italia mi piace per il livello alto e per la competitività che è difficile trovare in altri paesi. Gli anni passati ho ricevuto offerte da varie squadre sia dall’ Italia che dall’estero. Ma ho scelto di stare a Lugano, perché ho sempre creduto al progetto della società e perché vorrei portare i colori di Volley Lugano in alto. L’obbiettivo è quello di raggiungere di nuovo la Challange Cup dove 2 anni fa siamo riusciti a superare due turni, mentre negli anni scorsi per colpa del covid non siamo riusciti qualificarci.
9) Hai un nome di battesimo non comune da dove deriva?
Mio papà è appassionato di macchine soprattutto del marchio Mercedes, l’anno in cui sono nata io la formula 1 fu vinta dalla McLaren. L’inventore del marchio Karl Benz ha dato il nome di sua figlia alla macchina, mio padre conoscendo la storia mi diede questo nome, molto particolare, ed unico. 



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