STORIE – DALLE ANDE ALL’OMBRA DEL FAINO, DON’T CRY FOR ME ARGENTINA

105

STORIE – Può succedere che nel cammino tra le alte vette, oltre determinate quote di altitudine, si vada in affanno cominciando a boccheggiare di brutto, dato che l’ossigeno nell’aria rarefatta si riduce drasticamente.
Immaginatevi quanto sia gradita in queste circostanze una salutare brezza in grado di dilatare i bronchi, dando nel contempo cospicua energia ai flaccidi muscoli delle gambe irretiti dal troppo acido lattico. Nell’asfissia quotidiana del nostro borgo all’ombra delle torri ghibelline, munito di prestigiosa via porticata e divorato dallo spopolamento, è giunta da più di un lustro una inaspettata frescura rigenerante proveniente da oltre oceano. Caso fortuito? Gioco del destino? Ancora di salvezza dal Cielo? E chi lo sa!
Intanto gli alveoli polmonari hanno apprezzato assai questa inaspettata aria con accento tipicamente spagnolo e ne traggono giovamento, in tal modo si rinvia a data da destinarsi il collasso abitativo, come ben si dice nell’intercalare dialettale in loco -a morire e a pagare si è sempre in tempo- Rafael sgrana i suoi dolci occhi e sorride di gusto mentre mamma Samanta se lo spupazza felice prima di attaccarlo al seno per la poppata serale. La sorellina Ada nel frattempo sprizza entusiasmo da tutti i pori, saltellando forsennata sul sofà. E’ una furbetta e lo si capisce benissimo dal suo sguardo vispo e sornione. Sa che in questo momento con una piccola monellata può garantirsi un cartone animato televisivo, dato che la mamma è impegnata col piccolo fratellino e non può assecondarla, e non esita a colorare la parete bianca appena tinteggiata con variopinti pastelli. Arriva provvidenziale, a scongiurarla in parte dall’intento, papà Fausto che, dopo averla sbaciucchiata e redarguita bonariamente, l’accontenta al volo, prima di porre tutta la sua attenzione e le sue coccole verso moglie e figlio appena nato. Piccolo spaccato di vita di giovane coppia con bimbi piccoli, una benedizione per la nostra martoriata montagna. I nomi dei pargoli però tradiscono un
origine non esattamente brembana di padre e madre, e lo si può ben intuire. Questa graziosa famigliola occupa in affitto da quattro anni un appartamento parrocchiale nella ex cooperativa averarese posta sopra al torrente Mora, dove con uno sguardo attento verso nord ovest si può vedere la cima piramidale del Mincucco e leggermente spostato a destra il passo San Marco. Tutti e due i neo genitori sono di origine argentine, anche se le radici dei loro nonni hanno succhiato linfa dal suolo italiano prima di partire alla ricerca di pane e companatico nella terra di quello che fu il pibe de oro. Fausto è ritornato in Italia coi suoi genitori dalla Patagonia quando aveva cinque anni circa, frequentando tutte le scuole dell’obbligo a Bologna (l’accento emiliano è evidentissimo sentendolo parlare), per poi tornare a ritroso sui suoi passi trovandovi l’anima gemella. Samanta invece non si è mai mossa da Venado Tuerto, pianeggiante città situata nella regione della Pampa a sud ovest del capoluogo provinciale di Santa Fe, solo da pochi anni appunto, e per amore, è venuta a calpestare il sacro suolo di Averara. In Patria ha fatto studi sino a conseguire una prestigiosa laurea magistrale in architettura, e lo si evince benissimo quando la si vede all’opera con righe e compassi. Si è ambientata velocemente nel belpaese, imparando ottimamente l’italiano, e ora dopo la seconda maternità vorrebbe mettere di nuovo a frutto le sue eccelse capacità imparate con sacrificio sui banchi di scuola. Per ironia della sorte anche i genitori di Fausto sono nati a Venado Tuerto, prima di trasferirsi per lavoro nel paese d’alta quota di Zapala e successivamente nella famosa San Carlos de Bariloche, sempre all’ombra delle Ande. Siamo in una zona incantevole di montagna considerata a ragione la Svizzera argentina, data la struggente bellezza dei paesaggi. Poi, dopo la nascita in loco dei tre figli, la decisione di venire in Italia nella città felsinea. E qui è entra in gioco il “caso” che porta Jorge e Miriam a prendere dimora oltre la Goggia sul versante sinistro del fiume Brembo, nella patria dei Baschenis. Uno dei fratelli di Fausto che sta per diventare papà si trasferisce nella bergamasca per lavoro. E’ l’occasione giusta per riassaporare l’ambiente andino lontano dalle trafficate città. Da sempre infatti questi coniugi ormai maturi sono innamorati di verde, boschi, montagne e tranquillità e colgono questa occasione al volo. Dopo una piccola ricerca trovano il loro nido ideale in un vecchio casolare sito nei paraggi della vera dogana veneta del nostro paese, in località Piazzola. La somiglianza spiccata con la terra di Patagonia al confine col Cile ha avuto probabilmente il sopravvento nei loro cuori e nella loro scelta di vita. Qui li ha seguiti Fausto (ora dipendente di una ditta edile nel paese limitrofo) prima di staccare il cordone ombelicale e andare a vivere in autonomia con Sami. Queste nuove famiglie si sono integrate benissimo nel tessuto sociale del paese, fanno parte di diverse associazioni, sono benvolute e stimate da tutti. E, consentite una nota allo scrivente, ce ne vorrebbero di grazie simili per fermare la debacle abitativa. Dopo tanti esodi che ci hanno dissanguato riducendoci all’anemia, un tantino di sana immigrazione non guasta affatto. Tra poco la giovane coppia si trasferirà coi piccoli bimbi in una casa di proprietà da cui si può godere una vista eccelsa verso le montagne nostrane, monte Faino in primis. Samanta ha ottenuto finalmente l’agognata cittadinanza italiana e la conseguente residenza nel paesello. E’ sicuramente felice ed appagata ma nel suo sguardo un po’ di nostalgia per la terra d’origine la si nota facilmente discorrendo con lei. Del resto ha papà, mamma e due fratelli ancora laggiù tra i conterranei di Papa Francesco, mentre l’unica sorella ha fatto il suo
identico e singolare percorso verso il vecchio continente, ma si è fermata a Valencia in Spagna. Venendo da una zona completamente pianeggiante nella Pampa non era affatto pronta ad una vita tra i borghi di montagna, e un pochino ad abituarsi all’ostico ambiente vallare ha fatto fatica. La saudade serpeggia ogni tanto nel cuore, durante le giornate uggiose, ma basta uno sguardo ad Ada e Rafael per cacciarla via lontano tra i brutti pensieri. Chissà mai che ora grazie alla nuova è più ampia dimora ci sia qualcuno che in volo da Buenos Aires venga a fargli visita durante l’estate, posto ce n’è a iosa. E poi ci sono tutti gli amici italiani e averaresi celermente pronti al bisogno a farle compagnia e a rassicurarla. Tra latini ci si intende alla perfezione, le comuni origini dei due popoli hanno cementato un’amicizia inscalfibile, nonostante l’enorme distanza geografica. Per cui volevo rassicurare i confratelli nella nazione del Tango: Sami sta benissimo da noi e può cantare senza nodi alla gola “Don’t cry for me Argentina” (non piangere per me Argentina). Perché la verità è che venendo ad Averara lei non vi ha mai abbandonato, e le mie parole sono vere.

FABIO ANNOVAZZI




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *